
Milano – Alzheimer e demenza, le RSA non possono far pagare la retta alle famiglie. Arriva la sentenza, adesso si può chiedere il rimborso

Milano – Alzheimer e demenza, le RSA non possono più far pagare la retta alle famiglie.
Un’importante svolta legale riguarda le famiglie italiane che si occupano di persone affette da patologie neurodegenerative. Con una sentenza significativa, la Corte d’Appello di Milano ha stabilito che i costi per il ricovero in Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) dei pazienti con Alzheimer, demenza senile o disturbi simili non devono gravare né sugli ammalati né sui loro familiari. L’onere spetta interamente al Servizio Sanitario Nazionale, tramite le aziende sanitarie locali.
Questa decisione , sostenuta anche dal Codacons, annulla quanto deciso in primo grado dal Tribunale di Milano, che invece aveva accolto la richiesta economica avanzata da una struttura lombarda. Nello specifico, il caso riguardava una somma di oltre 26.000 euro chiesta da una fondazione a una famiglia per il soggiorno in Rsa di una donna anziana affetta da gravi patologie neurodegenerative.
La sentenza riconosce che le cure fornite nelle Rsa a questi pazienti rientrano nella categoria delle “prestazioni socio-sanitarie ad alta integrazione”, che la legge considera completamente a carico della sanità pubblica. Ciò significa che, anche se si firma un contratto con la struttura che prevede il pagamento della retta, quelle clausole sono nulle perché in contrasto con norme imperative. Di conseguenza, chi ha già versato denaro può richiedere il rimborso.
Come riporta Il Giorno, l’avvocato Giovanni Franchi, che ha difeso la famiglia coinvolta, ha ribadito che quando il ricovero in Rsa si rende necessario per ricevere cure connesse alla patologia, nessun familiare può essere chiamato a pagare. Anzi, la Corte ha ordinato anche il rimborso della metà delle spese legali sostenute in entrambi i gradi del processo.
Secondo i dati, in Italia oltre un milione di persone è colpito da malattie neurodegenerative. I costi per la degenza in Rsa possono superare i 2.000 euro mensili, con una media di 84 euro al giorno: una cifra che mette in grave difficoltà economica molte famiglie. Se lo Stato dovesse realmente farsi carico di tutte le spese, si stima che il peso finanziario per il SSN sarebbe superiore ai 10 miliardi di euro all’anno.
La questione ha anche risvolti politici. A marzo, una proposta di legge avanzata dalla maggioranza di centrodestra in Senato – che prevedeva di ripartire nuovamente parte del costo delle rette tra le famiglie – è stata inizialmente approvata in Commissione Sanità ma poi respinta dalla Commissione Bilancio, lasciando la questione ancora aperta.
Nel frattempo, molte famiglie hanno intrapreso azioni legali per vedersi riconosciuti i propri diritti. Ma alcune strutture sanitarie hanno risposto con atteggiamenti di chiusura, rendendo più complesso l’accesso ai ricoveri. Per questo, gli esperti del settore – come l’avvocato Franchi – chiedono un intervento normativo chiaro, che eviti alle famiglie la fatica e i costi di dover ricorrere alla giustizia per ottenere ciò che ormai è un diritto stabilito dalla giurisprudenza.
La decisione della Corte milanese rappresenta un punto fermo che rafforza il principio secondo cui la sanità pubblica deve tutelare anche la fase più delicata della vita delle persone affette da Alzheimer e demenza, sollevando i loro cari da oneri economici gravosi. Ma la piena attuazione di questo principio richiederà ancora interventi concreti, soprattutto dal punto di vista finanziario e legislativo.