
Elkann ha venduto un altro gioiello italiano – Iveco ceduto agli Indiani, la difesa a Leonardo. Le ultime

Dopo aver ceduto Magneti Marelli e Comau, John Elkann aggiunge un altro tassello alla dismissione dei suoi storici asset industriali, vendendo Iveco. La holding della famiglia Agnelli, Exor, ha infatti concluso un accordo che prevede la cessione del comparto civile di Iveco al colosso indiano Tata Motors, mentre la divisione militare sarà assorbita da Leonardo, azienda italiana leader nel settore della difesa. L’operazione complessiva porterà nelle casse di Exor un ammontare di circa 5,5 miliardi di euro, di cui 1,7 miliardi solo dalla vendita del settore legato alla difesa.
Difesa ancora italiana, civile agli indiani
L’area di Iveco dedicata alla produzione di veicoli militari, in particolare mezzi blindati e da combattimento, continuerà a restare sotto controllo italiano. Leonardo rafforza così il proprio ruolo come riferimento per la difesa nazionale, operando in sinergia con l’Esercito italiano. La società manterrà attivi gli impianti di Bolzano, Piacenza e Vittorio Veneto, che impiegano oltre 1.600 lavoratori, tra i quali circa 1.100 dipendenti di Iveco Defence e 500 della consociata Astra.
Diverso il destino della parte civile, che include veicoli commerciali e industriali, oltre a propulsori e servizi finanziari correlati. Questa passerà a Tata Motors, attraverso un’Offerta Pubblica di Acquisto (Opa), seguita dalla rimozione del titolo Iveco dalla Borsa. Il ramo civile conta oltre 30mila dipendenti, di cui ben 13mila in Italia, distribuiti in 19 stabilimenti produttivi e 30 centri per ricerca e sviluppo. Il gruppo opera con sette marchi distinti in vari segmenti di mercato.
Tata promette stabilità, ma i dubbi restano
Il colosso indiano ha garantito che non ci saranno tagli o chiusure di stabilimenti come effetto diretto dell’operazione, almeno per la durata degli accordi firmati. L’intenzione dichiarata è quella di costruire una crescita sostenibile e a lungo termine, integrando Iveco nel proprio ecosistema industriale.
Ma i sindacati rimangono cauti. Se da un lato l’ingresso di Leonardo è visto con favore, dall’altro preoccupano le implicazioni legate alla vendita della parte civile a un gruppo estero. Rocco Palombella e Gianluca Ficco della Uilm hanno espresso timori per la perdita di autonomia di una storica azienda nazionale e avvertono che ogni cambio di proprietà comporta inevitabili incognite.
Anche la Fiom-Cgil si è mostrata critica, lamentando l’assenza di un confronto preventivo con le rappresentanze dei lavoratori. Secondo Samuele Lodi e Maurizio Oreggia, la strategia di Exor appare chiaramente indirizzata al profitto per gli azionisti, a scapito dell’impegno produttivo sul territorio italiano. Il sindacato sollecita l’intervento del governo per salvaguardare un comparto considerato strategico.