
Migranti, una nuova strategia italiana per il controllo dei mari

Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge promosso dal ministro Nello Musumeci che prevede l’istituzione della zona contigua, un’estensione di 12 miglia marine oltre le acque territoriali italiane. Una misura già prevista dalla Convenzione Onu sul diritto del mare del 1982, ma finora mai pienamente applicata dall’Italia. L’obiettivo è chiaro: garantire un controllo più efficace su fenomeni come l’immigrazione irregolare, ma anche sulla sicurezza doganale, fiscale, sanitaria e sulla tutela del patrimonio culturale subacqueo. Il provvedimento prevede che sia un decreto del presidente della Repubblica, su deliberazione di Palazzo Chigi, a stabilire in quali aree marittime si applicherà la nuova normativa. Si tratta di una scelta strategica, anche alla luce della particolare conformazione geografica italiana e della possibilità di sovrapposizione con zone contigue di Paesi confinanti.
La zona contigua, secondo il governo, fungerà da area cuscinetto per rafforzare i controlli e rendere più rapida l’intercettazione delle imbarcazioni dirette verso le coste italiane, in particolare nel Canale di Sicilia. «Non si tratta di chiudere il mare, ma di esercitare un diritto previsto dal diritto internazionale per difendere l’Italia da traffici e violazioni», spiegano dal Governo. La misura, tuttavia, non potrà tradursi in respingimenti indiscriminati: la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e le stesse norme internazionali vietano infatti di negare protezione a chi chiede asilo. Le Ong temono che la norma possa essere usata come strumento di deterrenza nei loro confronti, ma i giuristi sottolineano che l’impianto legale non lascia spazio a violazioni delle convenzioni.
La decisione dell’Italia arriva mentre altre aree del Mediterraneo affrontano una vera e propria emergenza. Le Isole Baleari, travolte da oltre mille sbarchi in una settimana, hanno dichiarato di non avere risorse sufficienti per gestire la crisi. La governatrice Marga Prohens (Partito Popolare) ha convocato un vertice urgente con i presidenti dei consigli insulari, denunciando la mancanza di supporto da parte del governo centrale di Madrid: «Il governo si lava le mani e continua a essere in vacanza mentre la regione collassa». Alle Baleari si somma la situazione delle Canarie, dove il mancato trasferimento di 4.500 minori non accompagnati in altre regioni spagnole ha aperto un duro scontro politico e legale. A rendere ancora più drammatica la crisi, il naufragio di un barcone a sud di Maiorca, rimasto alla deriva per sei giorni: un migrante è morto, 19 sono rimasti feriti e almeno tre risultano dispersi.