
Occupazioni abusive, dopo il Leoncavallo nel mirino anche CasaPound

Lo sgombero dello storico centro sociale Leoncavallo a Milano non sembra destinato a restare un caso isolato. Secondo un censimento riportato da Adnkronos, sarebbero circa 126 gli immobili occupati abusivamente in Italia riconducibili all’area anarco-antagonista. Tra questi figura anche la sede romana di CasaPound, tornata al centro del dibattito politico per la disparità di trattamento rispetto al Leonka. A confermare che anche l’edificio occupato da oltre vent’anni da CasaPound rientra tra quelli da liberare è stato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Anche CasaPound rientra nei centri sociali che andrebbero sgomberati. Prima o poi arriverà anche il suo turno».
Il titolare del Viminale ha ricordato di essere stato lui stesso, da prefetto di Roma, a inserire la struttura nell’elenco degli edifici da sgomberare, chiedendo nei mesi scorsi anche un censimento sulla sede per verificarne gli effettivi residenti e l’uso dell’immobile.
Piantedosi, però, non chiude del tutto la porta a una regolarizzazione. «Se un centro si legalizza, potrebbe non essere sgomberato», ha spiegato, ricordando che in passato il Comune di Roma ha acquistato strutture per legalizzare esperienze simili. L’ipotesi è al momento discussa anche per il Leoncavallo stesso, per il quale si valuta l’assegnazione di una nuova sede tramite bando pubblico. Stesso destino potrebbe toccare allo Spin Time Labs di Roma, altro immobile finito sotto osservazione del Viminale.
Nel frattempo, all’interno della maggioranza emergono proposte diverse: il senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia) suggerisce la concessione di uno spazio comunale al Leoncavallo tramite pagamento di un canone, mentre Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia) annuncia un progetto di legge per vietare la concessione di immobili a chi ha occupato abusivamente.
Il tema delle occupazioni non è entrato nel dibattito ufficiale del Meeting di Rimini, dove Piantedosi si è concentrato soprattutto sulla questione migratoria. Rivendicando i decreti flussi con la programmazione di 927mila ingressi regolari in due trienni, il ministro ha ribadito che «immaginare muri è illusorio», ma ha avvertito dei rischi legati a una regolarizzazione per merito, proposta dal presidente dell’Emilia Romagna Michele De Pascale: «Così rischieremmo di avere mezza Africa che cerca di trasferirsi qui».
Piantedosi ha poi parlato di un vero e proprio «sabotaggio sistematico» da parte di mondi istituzionali e culturali contrari all’applicazione delle procedure accelerate di frontiera, sottolineando che l’obiettivo resta quello di fermare i flussi irregolari gestiti dai trafficanti.
Lo sgombero del Leoncavallo, definito dal ministro un’operazione «non più procrastinabile», ha riacceso il confronto su come gestire gli spazi occupati in Italia. Tra la linea dura degli sfratti e l’ipotesi di percorsi di legalizzazione, il futuro di realtà come CasaPound e Spin Time resta appeso alle prossime decisioni del governo e degli enti locali.