
Alzheimer, lo studio rivela da chi si eredita: dal padre o dalla madre? Ecco l’ultima scoperta
Nel panorama della ricerca genetica emerge una scoperta che potrebbe cambiare la comprensione dell’Alzheimer. Uno studio della McGill University, pubblicato su Neurology, ha seguito per dieci anni 243 persone anziane senza sintomi cognitivi ma con una storia familiare della malattia, rivelando un dato inatteso: il rischio non è trasmesso soprattutto dalla madre, come si pensava, bensì dal padre.
L’eredità paterna sembra infatti favorire un accumulo più elevato di proteine tossiche nel cervello, in particolare beta-amiloide e tau, strettamente legate ai processi neurodegenerativi.
Le scansioni cerebrali avanzate hanno inoltre mostrato differenze di genere significative. Le donne, pur presentando livelli più alti di proteina tau nelle aree colpite dall’Alzheimer, mostrano una maggiore resistenza alla perdita di volume cerebrale rispetto agli uomini. Questo dato ha spinto i ricercatori a ipotizzare un ruolo protettivo esercitato da fattori ormonali e da particolari caratteristiche della connettività neuronale.
La scoperta del peso dell’eredità paterna segna un cambio di paradigma. Avere un padre malato potrebbe rappresentare un rischio più concreto per i figli rispetto alla trasmissione materna, che al contrario sembrerebbe conferire una migliore resilienza cognitiva. Ciò suggerisce l’esistenza di percorsi ereditari differenti, capaci di influenzare in modo distinto l’evoluzione della malattia.
“Lo studio – si legge sulla pagina di Msn Salute – ” offre una finestra su come sesso e genetica possano influenzare l’Alzheimer, aprendo la possibilità a terapie personalizzate. Come affrontare un tale complesso mosaico di fattori genetici, ormonali e ambientali? La scienza rimane in prima linea per rispondere a queste domande vitali, avvicinandosi sempre più a trattamenti customizzati per chi è affetto da questa insidiosa malattia”.