
Torino – Stellantis, crisi senza fine. Ammortizzatori sociali a raffica: a Mirafiori 2300 lavoratori in in solidarietà
Torino – Stellantis, crisi senza fine. Ammortizzatori sociali a raffica.
La crisi di Stellantis non si arresta e torna a colpire lo stabilimento di Mirafiori, centro storico dell’automotive torinese. Dal 1° settembre al 31 gennaio 2026, oltre 2.300 addetti saranno coinvolti da ammortizzatori sociali e contratti di solidarietà, a conferma di una situazione che mette in difficoltà migliaia di famiglie.
Nel dettaglio, la cassa interesserà 903 lavoratori della linea 500 Bev e 674 della linea Maserati. Altri reparti non resteranno indenni: il sito di San Benigno, il settore presse, la costruzione stampi e la Mould Shop di Grugliasco vedranno complessivamente centinaia di persone costrette a turni ridotti.
La crisi di Mirafiori è parte di un quadro nazionale ben più ampio.
A Melfi, a giugno, quasi 4.900 metalmeccanici hanno subito un drastico ridimensionamento dopo un calo produttivo del 59%. A Termoli, 1.823 operai rimarranno in solidarietà fino al 2026, mentre a Pomigliano d’Arco la cassa integrazione straordinaria è stata prorogata per altri 3.750 addetti.
Sul fronte sindacale, la Fiom Cgil e le altre sigle metalmeccaniche chiedono un piano straordinario per il rilancio dell’automotive e la salvaguardia dell’occupazione. Gianni Mannori, della Fiom, parla di “paradosso torinese”: mentre si continua a dichiarare la centralità di Torino, i modelli più innovativi vengono prodotti altrove, trasformando la città da capitale dell’automobile a simbolo della cassa integrazione.
I sindacati chiedono un piano straordinario per rilanciare il comparto. “Servono investimenti e nuovi modelli – denuncia la Fiom – ma Torino, definita ‘centrale’ dai vertici Stellantis, oggi è centrale solo nel declino”.
Un barlume di speranza arriva dall’annunciata 500 ibrida, attesa a novembre, che potrebbe ridare ossigeno a Mirafiori. Ma resta il dubbio che una sola novità possa invertire un trend che sta trasformando la capitale dell’auto nella capitale della precarietà.