
Torino – Allarme in Piemonte: i ghiacciai arretrano sempre di più: “Dati impressionanti”. La provincia di Torino è la più colpita
In Piemonte cresce l’allarme per la situazione dei ghiacciai, sempre più ridotti e fragili. L’area più colpita è quella della provincia di Torino, dove la fusione dei ghiacciai provoca conseguenze a catena: aumentano i crolli in alta quota, i cedimenti delle morene e le colate di fango e detriti che minacciano valli e centri abitati.
Le zone maggiormente sotto osservazione sono i bacini glaciali della Bessanese e della Ciamarella, nelle Alpi Graie, che risentono in modo evidente della crisi climatica e dell’aumento degli eventi meteorologici estremi. La causa principale è la risalita dello zero termico, che rende più instabile l’intero ecosistema alpino.
A lanciare l’allarme sono due fonti autorevoli: la Carovana dei ghiacciai, che proprio in questi giorni ha fatto tappa in Piemonte, e l’Osservatorio Città Clima di Legambiente. Secondo i dati aggiornati, tra gennaio e agosto 2025 nella regione si sono verificati 23 fenomeni meteo estremi, quasi il 28% in più rispetto allo stesso periodo del 2024. La provincia di Torino è stata la più colpita, con dieci episodi significativi. Le Valli di Lanzo, ad esempio, portano ancora i segni della devastante alluvione che tra il 4 e il 5 settembre dello scorso anno colpì duramente località come Balme e il Pian della Mussa.
La situazione dei ghiacciai piemontesi fotografa con chiarezza la portata del fenomeno: se nel 1959 la loro superficie complessiva era di 56 chilometri quadrati, nel 2007 si era già dimezzata a 30, e nel 2024 è scesa ulteriormente a 22 chilometri quadrati. Dei 107 ghiacciai ancora presenti, ben 68 si trovano nella provincia di Torino, tutti in evidente arretramento.
«La tappa piemontese della Carovana – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia – è la prova di come la crisi climatica stia trasformando radicalmente l’alta montagna. Per questo chiediamo un monitoraggio europeo che permetta una gestione condivisa dei ghiacciai».
L’iniziativa ha percorso luoghi simbolici: torrenti pieni di detriti ereditati dall’alluvione, sentieri ormai spogli di neve estiva e il bacino glaciale del Bessanese, dove Arpa Piemonte, Cnr-Irpi e la Fondazione glaciologica italiana stanno sviluppando ricerche di valore nazionale. Un vero laboratorio a cielo aperto che testimonia l’urgenza di agire.