
Bonus economici, il paradosso in Italia – Lavorare ‘in regola’ rende meno che aspettare il sussidio
In Italia si parla sempre più spesso della necessità di aumentare il numero di immigrati, soprattutto a fronte del calo demografico e dell’invecchiamento della popolazione. Nei prossimi vent’anni, infatti, si stima che mancheranno circa 5 milioni di persone in età lavorativa.
L’idea che “più immigrati” significhi automaticamente risolvere il problema del lavoro potrebbe avere un senso in teoria, ma la realtà italiana è più articolata e richiede analisi più approfondite.
È innegabile che senza la presenza degli stranieri molte attività quotidiane si fermerebbero: dal settore della ristorazione agli alberghi, dai servizi di consegna al lavoro domestico, fino all’assistenza agli anziani.
Ma il problema riguarda anche il sistema di incentivi economici creato dallo Stato.
Oggi chi decide di lavorare in regola rischia di perdere una serie di benefici come sconti sulle bollette, agevolazioni scolastiche e il sostegno economico alle famiglie, incluso l’assegno unico. Per paradosso, a volte conviene non lavorare piuttosto che avere un’occupazione ufficiale.
Questo meccanismo spiega, almeno in parte, il numero elevatissimo di lavoratori in nero: oltre 3 milioni. In pratica, il sistema di bonus e sussidi finisce per scoraggiare l’occupazione regolare e premiare chi resta inattivo.
“Una maggiore selettività nei bonus – scrive il Corriere della Sera – ” ci aiuterebbe a superare il tasso di occupazione non di Germania o Olanda ma almeno di Grecia e Malta. Quindi è lo Stato a creare una serie di incentivi impliciti al non lavoro, perlomeno quello in chiaro. Se si sospendesse per due o tre anni l’Isee, è più che probabile che i 5 milioni di lavoratori li troveremmo”.