
In Italia si laureano solo i figli dei laureati e soltanto 1 matricola su 3 non va fuoricorso – Un divario netto con gli altri Paesi europei
Il nuovo rapporto OCSE “Education at a Glance 2025” fotografa un’Italia dove il peso della famiglia continua a condizionare in modo decisivo il destino scolastico e accademico dei giovani. I dati mostrano che quasi due terzi dei laureati italiani (63%) hanno almeno un genitore con titolo universitario, segno evidente che il percorso verso la laurea è ancora fortemente legato al contesto socio-culturale di origine.
Il divario rispetto ad altri Paesi è netto: se ovunque il livello d’istruzione familiare influenza le possibilità di proseguire gli studi, in Italia questo meccanismo appare ancora più marcato. Non a caso il nostro Paese resta in fondo a molte delle classifiche OCSE sulla formazione.
La difficoltà non riguarda solo l’accesso, ma anche il completamento del percorso. Appena uno studente su tre riesce a laurearsi nei tempi previsti, contro una media internazionale vicina al 50%. Inoltre, anche chi conquista il titolo si scontra con un mercato del lavoro poco ricettivo: in Italia i laureati non solo faticano a trovare un impiego stabile, ma spesso percepiscono stipendi inferiori ai diplomati, mentre negli altri Paesi OCSE il vantaggio salariale può arrivare fino al 50% in più.
Un altro elemento critico è la bassa percentuale complessiva di giovani laureati: solo il 32% dei 25-34enni italiani ha una laurea, contro il 40% della Germania, il 53% di Francia e Spagna, e punte vicine al 60% in Paesi come Irlanda, Cipro e Lussemburgo. A confermare le difficoltà, il tasso di abbandono dopo il primo anno universitario resta alto (13%), pur essendo in linea con la media OCSE.
Non mancano, però, alcuni aspetti positivi. Il divario di genere è meno accentuato rispetto ad altri Stati: in Italia le donne mostrano tassi di completamento migliori (61% contro il 51% degli uomini), con una differenza di 10 punti, molto inferiore alla forbice media OCSE di 22 punti.