
In Italia se nasci povero resti povero – Le disuguaglianze di reddito sono fra le peggiori in Europa: è allarme
In Italia la mobilità sociale è ferma da decenni. Se nasci in una famiglia povera, le probabilità di restare povero per tutta la vita sono altissime; allo stesso modo, chi nasce in un contesto benestante mantiene più facilmente i privilegi ricevuti alla nascita.
L’ultimo studio di GEOM fotografa con chiarezza questa situazione: nel 2005 quasi il 40% delle differenze di reddito dipendeva da fattori ereditari. Nel 2019, a quindici anni di distanza, il dato era praticamente lo stesso (39,7%). In altre parole, nessun governo, nonostante i proclami, è riuscito a ridurre in modo concreto il peso delle disparità sociali.
Cos’è la disuguaglianza ereditaria
Con questo termine si indica il trasferimento delle disuguaglianze economiche da una generazione all’altra: i figli dei ricchi tendono a rimanere ricchi, mentre quelli dei poveri faticano a migliorare la propria condizione. Un meccanismo che molti filosofi considerano la forma più ingiusta di disuguaglianza, perché non legata al merito o all’impegno, ma a circostanze di nascita.
Le conseguenze non sono solo individuali ma collettive: una società che blocca la mobilità sociale spreca talenti e potenzialità, alimentando ulteriori divari economici e sociali.
Secondo lo studio GEOM, i due elementi che pesano maggiormente sono l’istruzione e l’occupazione dei genitori, che insieme spiegano l’82% delle differenze di reddito. Altri fattori hanno un impatto minore, come il luogo di nascita (13%) e il genere (5%).
Negli ultimi quindici anni, però, qualcosa è cambiato: sono cresciute le disuguaglianze territoriali. Nel 2005 il peso della provenienza geografica era pari all’8%, nel 2019 è salito al 13%. In calo invece l’incidenza del livello di istruzione dei genitori, che resta comunque un fattore determinante.
Un problema irrisolto
Pur non essendo il Paese con i peggiori dati in Europa, l’Italia resta tra quelli con le disuguaglianze ereditarie più radicate. Il fatto che le percentuali siano sostanzialmente identiche a quelle di vent’anni fa dimostra quanto il tema sia stato trascurato dalle politiche pubbliche.
Se davvero si vuole costruire una società più equa, servono investimenti strutturali in scuola, formazione, politiche per l’infanzia e sostegno al lavoro. Altrimenti, per molti italiani, nascere poveri significherà inevitabilmente restare poveri.