
Forfettario, l’analisi dell’Avvocato cassazionista: “La soglia degli 85mila euro frena la crescita degli avvocati. Non c’è incentivo a crescere davvero”
Forfettario, l’analisi di Mannini: “Così la soglia degli 85mila euro frena la crescita degli avvocati”
Un regime pensato per sostenere i giovani professionisti che, nel tempo, si è trasformato in una trappola di convenienza fiscale.
È questo, in sintesi, il ragionamento dell’avvocato cassazionista Jacopo Mannini, che ha messo nero su bianco numeri e conseguenze del sistema forfettario applicato agli avvocati.
Secondo i suoi calcoli, con 85mila euro di incassi annui in forfettario un legale porta a casa circa 66.600 euro netti. Per ottenere lo stesso risultato con il regime ordinario servirebbero almeno 125mila euro di fatturato, salvo che non si abbiano spese deducibili molto elevate. “La parità tra i due sistemi – osserva Mannini – si raggiunge solo se si sostengono almeno 35mila euro di costi all’anno. Il che significa che il sistema premia chi rimane al di sotto della soglia prevista”.
“Oggi oltre i due terzi degli avvocati sono in forfettario – spiega Mannini – ” e tra gli under 40 la percentuale supera il 90%. Tradotto: la maggioranza fattura senza IVA, con un vantaggio competitivo diretto sui clienti privati. Un regime nato per agevolare i giovani è diventato la normalità. Con un effetto perverso: più cresci, più vieni penalizzato. Così la soglia degli 85.000 € diventa un muro che divide la categoria: – sotto sei “fortunato”; – sopra sei “fesso”. E allora la domanda è: che incentivo resta a crescere davvero?
Non rischiamo di aver creato un sistema che invita a rimanere piccoli e a restare sotto soglia con tutti i mezzi? La chiamano semplificazione fiscale. Io la vedo più come una distorsione competitiva”.