
Sarkozy condannato a 5 anni, andrà in carcere – “Un contrappasso dantesco, le macerie libiche restano”
Il Tribunale di Parigi ha inflitto all’ex presidente francese Nicolas Sarkozy una condanna a cinque anni di carcere, da scontare immediatamente senza sospensione, per associazione a delinquere legata alla ricezione illegale di finanziamenti elettorali dalla Libia di Muammar Gheddafi durante la campagna presidenziale del 2007. La vicenda assume un forte significato simbolico se si considera che proprio contro Gheddafi, nel 2011, il governo Sarkozy si schierò militarmente, sostenendo la Primavera Araba e sponsorizzando l’intervento della NATO contro le truppe libiche. All’epoca, la Francia fu tra i principali attori dell’operazione militare: il 19 marzo 2011, Parigi sostenne apertamente il Consiglio Nazionale Transitorio dei ribelli libici e lanciò gli attacchi con i caccia Mirage e Rafale, in coordinamento con altri Paesi europei e con il supporto degli Stati Uniti.
“L’intransigenza di Sarkozy contro Gheddafi fu, assieme all’attivismo del primo ministro britannico David Cameron, il principale motore dell’offensiva occidentale e della spinta a rendere l’interpretazione della Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che istituiva una no-fly zone sulla Libia, il più estensiva e offensiva possibile – così spiega l’esperto dei geopolitica Andrea Muratore su it.insideover.com – “All’attacco alla Libia la Francia convinse a partecipare anche quei Paesi come l’Italia e gli Stati Uniti meno convinti di dover detronizzare il Colonnello con le bombe. Roma, prima capitale a riconoscere i ribelli libici come governo ufficiale del Paese, provò la carta diplomatica facendo leva sull’invito di Silvio Berlusconi a Gheddafi ad andare in esilio, Washington era inizialmente contraria all’intervento. Prima che su pressione italiana e di Barack Obama i governi coinvolti nell’attacco alla Libia decidessero di ricondurre sotto cappello Nato la missione, Sarkozy era ritenuto l’uomo forte della missione.
“Dietro l’operazione avviata dai caccia Mirage e Rafale decollati da Sigonella, Reims e dalla portaerei Charles de Gaulle il 19 marzo molte sono state le motivazioni: l’ambizione transalpina di guidare la politica militare europea, la volontà di dimostrare capacità autonome dagli Usa, la spinta a sottrarre spazio, in coordinamento con Londra, all’Italia nella Libia che aveva firmato un trattato d’amicizia con Roma. E non si può escludere che in vista del voto del 2012, poi perso con François Hollande, Sarkozy volesse prevenire possibili ricatti del Colonnello per presunti finanziamenti illeciti ricevuti nella corsa del 2007 contro la socialista Segolene Royal.
I due candidati non potevano allora formalmente sforare il tetto dei 21 milioni di euro di spesa per la campagna elettorale. Sarkozy è stato sospettato di averne ricevuti fino a 50 dal Rais libico, prima di un periodo in cui ci fu una luna di miele tra Tripoli e Parigi, culminata nell’inserimento della Libia nell’Unione Mediterranea a trazione transalpina.
“Gli amorosi sensi tra Libia e Italia, il rapporto personale Gheddafi-Berlusconi, gli affari tra ex colonia e ex madrepatria tolsero spazio a Parigi e alle sue compagnie negli affari in Libia, tanto da fomentare il disegno egemonico di Sarkozy, che peraltro concepiva l’Italia come junior partner tanto da orchestrare poi da Parigi la campagna politica che contribuì, nel novembre 2011, a disarcionare il Cavaliere.
Nel frattempo, a Parigi cresceva il peso del Qatar, partner d’investimento della Francia e finanziatore dei Fratelli Musulmani al centro della rivolta libica e della galassia anti-Gheddafi sostenuta da centinaia di truppe di Doha, e questo fu un altro fattore che spinse Parigi a pensare all’azione anti-rais a Tripoli. La conseguenza di questo disastro lo conosciamo: una Libia che non si è mai ripresa, un Paese instabile dove si sono innestati turchi e russi alle porte dell’Italia, un Paese diviso tra Tripolitania e Cirenaica e diventato formalmente un non-Stato. Sarkozy pagherà col carcere la condanna per associazione a delinquere. Ma questo non ridarà indietro una Libia stabile, come una gestione più ordinata della fine dell’era Gheddafi avrebbe potuto garantire. Il danno di Sarkò è già fatto da tempo”.