
Un ‘pezzo’ di Torino nella finale Mondiale di Volley – Il tecnico che ha sfidato l’Italia è il Torinese Blengini: “Una grande emozione”
La finale dei Mondiali di pallavolo maschile giocata a Manila ha avuto anche un forte legame con Torino. A sfidare l’Italia di Ferdinando De Giorgi c’era infatti la Bulgaria, guidata da Gianlorenzo “Chicco” Blengini, tecnico torinese che da quasi vent’anni ha scelto come casa Salassa, nel Canavese.
Classe 1971, sposato con Dorotea e padre di Greta, 16 anni e promessa della pallavolo locale, Blengini ha iniziato la sua carriera proprio a Torino, crescendo sportivamente tra la palestra Manzoni e il club Parella, fino ad approdare in panchine prestigiose come quella della Lube Macerata e, soprattutto, della Nazionale italiana. Con gli azzurri ha raggiunto traguardi significativi: l’argento olimpico a Rio 2016 e il secondo posto in Coppa del Mondo 2015, guidando una squadra formata da campioni come Zaytsev, Juantorena e il giovane Giannelli, oggi capitano della selezione tricolore.
Passato alla guida della Bulgaria, Blengini ha costruito una squadra giovane ma di grande talento, riportandola a una finale iridata dopo 55 anni di assenza. Tra i suoi punti di riferimento ci sono i fratelli Nikolov, figli di Vladimir, altra leggenda del volley bulgaro.
Definito uno “zingaro della pallavolo” per la sua carriera itinerante, non appena rientra a Salassa ritrova la dimensione di paese: passeggia tra le vie, fa la spesa nei negozi e si appassiona alle partite delle squadre locali, dal Rivarolo femminile all’Alto Canavese.
Il tecnico riconosce di dovere molto a Julio Velasco, che considera quasi un familiare: “È stato lui a formarmi, a farmi diventare l’allenatore che sono oggi. Con la mia famiglia ha un rapporto speciale, passa a casa anche quando io non ci sono”.
Per Blengini la finale mondiale è stata una sfida dal sapore unico: da un lato la sua attuale squadra, dall’altro la sua patria. “L’emozione è tanta – ha ammesso – ma per noi è già un successo essere qui, con una medaglia al collo. È un traguardo storico che ci rende orgogliosi”.