
Fratelli fanno esplodere la casa durante lo sgombero – Bilancio tremendo: morti 3 carabinieri, 17 feriti. Trovate bottiglie molotov

Tremenda tragedia a Castel d’Azzano, nel Veronese. Un’ esplosione ha distrutto completamente una casa durante un’operazione di sgombero, causando la morte di tre carabinieri e il ferimento di altri diciassette tra militari, poliziotti e un vigile del fuoco. L’incidente è avvenuto in un casolare di due piani, dove vivevano i fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, rispettivamente di 65, 63 e 59 anni.
L’esplosione è avvenuta intorno alle 3.14 del mattino, mentre le forze dell’ordine stavano eseguendo un mandato di perquisizione e di sgombero. L’abitazione, completamente satura di gas, è crollata dopo una violenta deflagrazione che ha investito in pieno i militari e gli agenti presenti. Sul posto sono intervenuti 25 operatori dei vigili del fuoco, compresi i reparti cinofili e le squadre specializzate USAR, che hanno lavorato per ore alla ricerca dei dispersi e alla messa in sicurezza della zona.
Tra i feriti ci sono 13 carabinieri e 3 agenti dell’Uopi (le Unità operative di pronto intervento della Polizia di Stato). Due persone sono state ricoverate in condizioni più gravi: Maria Luisa Ramponi, ricoverata in terapia intensiva con gravi ustioni, e un carabiniere coinvolto direttamente nella perquisizione.
Il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, ha parlato di arresto per omicidio premeditato nei confronti dei tre fratelli, spiegando che si sta valutando anche l’accusa di strage. Secondo quanto dichiarato, la perquisizione era stata disposta dopo che gli inquirenti avevano ottenuto fotografie in cui si vedevano bottiglie molotov sul tetto dell’abitazione. Solo pochi giorni prima, i tre avevano minacciato di “farsi esplodere” durante un confronto con il custode giudiziario incaricato della vendita dell’immobile.
Le indagini hanno rivelato che l’esplosione sarebbe stata provocata da Maria Luisa, mentre i fratelli si trovavano in una cantina. All’interno della casa, i vigili del fuoco hanno trovato cinque bombole di gas disposte in varie stanze e resti di molotov, confermando che la deflagrazione era stata accuratamente preparata.
Le vittime sono il Luogotenente Marco Piffari, il Carabiniere scelto Davide Bernardello e il Brigadiere capo Valerio Daprà, tutti appartenenti all’Arma dei Carabinieri e in servizio tra Mestre e Padova.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso profondo cordoglio, definendoli “eroi caduti mentre servivano il Paese”, e ha assicurato sostegno alle loro famiglie.
Anche la premier Giorgia Meloni ha manifestato la propria vicinanza alle vittime, parlando di un “doloroso richiamo al sacrificio quotidiano di chi difende lo Stato”. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha proclamato tre giorni di lutto regionale, con bandiere a mezz’asta in tutti gli edifici pubblici, e un’ulteriore giornata di lutto in occasione dei funerali.
I tre fratelli Ramponi non erano sconosciuti alle forze dell’ordine: già nel 2024 si erano resi protagonisti di episodi simili, aprendo bombole di gas per impedire lo sgombero della loro abitazione. Agricoltori e allevatori in gravi difficoltà economiche, sostenevano di essere stati vittime di una truffa bancaria e che la sentenza di pignoramento della casa fosse illegittima. Avevano denunciato la falsificazione delle loro firme su un mutuo acceso nel 2014, ma i tribunali avevano confermato la validità dell’esproprio.
Secondo i vicini, la situazione dei tre fratelli era da tempo disperata: vivevano senza elettricità e senza gas, in condizioni precarie e sempre più isolate. Più volte avevano minacciato di “saltare in aria” piuttosto che abbandonare la loro casa.
Testimoni sul posto hanno descritto scene apocalittiche dopo l’esplosione: un boato tremendo, macerie ovunque e militari che scavavano a mani nude per liberare i colleghi rimasti sotto i detriti. “Nessuno si è fermato — ha raccontato un agente — cercavamo tutti di salvare qualcuno, molti non si rendevano nemmeno conto di essere feriti”.