
Lapo Elkann, nuovo colpo di scena – La Procura vuole il “suo” quadro di Monet da 15 milioni. A rischio confisca
Un nuovo capitolo si aggiunge alla complessa vicenda dell’eredità Agnelli. Dopo le indagini della Procura di Torino, anche quella di Roma ha acceso i riflettori su una parte del patrimonio artistico della famiglia. Al centro dell’attenzione, questa volta, c’è un quadro di Claude Monet del valore stimato di 15 milioni di euro, attualmente collegato a Lapo Elkann e ora a rischio confisca.
L’inchiesta romana riguarda tredici opere d’arte che un tempo facevano parte della collezione privata di Gianni Agnelli, ma che nel corso degli anni sarebbero misteriosamente scomparse. Secondo Margherita Agnelli, figlia dell’Avvocato, tali dipinti sarebbero stati sottratti dai suoi tre figli – John, Lapo e Ginevra – dopo la morte della madre, Marella Caracciolo, avvenuta nel 2019.
Tra le opere finite nel mirino degli inquirenti spicca “Glacons effet blanc”, uno dei capolavori impressionisti di Monet. Acquistato nel 1999 da Gianni Agnelli attraverso una galleria parigina, il dipinto era esposto nella sala da pranzo di Villa Frescot a Torino. Alla morte dell’Avvocato, la proprietà era passata a Margherita, con usufrutto alla madre Marella. Tuttavia, negli anni successivi, il quadro sarebbe sparito, dando origine a un intricato giallo internazionale.
Secondo alcune ricostruzioni, il Monet avrebbe viaggiato tra Svizzera, Portogallo e Stati Uniti, fino a comparire in un’asta di Sotheby’s a New York nel 2013, dove un’opera con titolo, data e dimensioni identiche venne battuta per circa 15 milioni di dollari. Chi l’abbia acquistata, però, non è mai stato reso pubblico.
Le indagini successive della Procura di Milano e poi di Torino hanno seguito varie piste: una porta al caveau di Chiasso, dove i galleristi ginevrini Massimo e Gabriele Martino avrebbero custodito il quadro. Ma al momento dell’ispezione il deposito risultava vuoto. Gli Elkann, invece, sostengono che il Monet si trovi nello chalet di famiglia a Saint Moritz, chiamato Villa Alkyone.
A complicare il mistero ci sono le email della segretaria di John Elkann, Paola Montaldo, in cui si parla esplicitamente del Monet e della necessità di chiarire questioni di importazione. In un’altra comunicazione, si legge che “il quadro al Lingotto sarebbe stato sostituito con una copia”, ipotesi che apre lo scenario di un possibile falso.
Nel più recente inventario dei beni familiari redatto dopo la morte di Marella, il Monet risulta assegnato proprio a Lapo Elkann, ma non è chiaro se il quadro si trovi realmente nella sua residenza in Portogallo o in un altro luogo sicuro.
Intanto la Procura di Torino valuta l’ipotesi di confisca del dipinto, mentre il fascicolo di Roma – ancora senza indagati – potrebbe presto riaccendere i riflettori su tutta la famiglia.