
Acciaio italiano: crescita solo apparente – Dietro i numeri record c’è un mercato ‘in attesa’ e pieno di incognite
In Italia il settore dell’acciaio si trova davanti a una doppia realtà: da un lato numeri che sembrano solidi, dall’altro un contesto che nasconde fragilità e incertezze. Le acciaierie italiane, infatti, hanno registrato una produzione in crescita nei primi mesi del 2025, ma tale aumento non è frutto di una domanda forte e strutturata, bensì di scelte strategiche per prepararsi a fermi produttivi futuri.
Secondo i dati raccolti da Federacciai, la produzione italiana nei primi quattro mesi del 2025 ha superato i 7,3 milioni di tonnellate, segnando un aumento del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2024.
In aprile, soltanto per fare un esempio, si sono prodotte circa 1,8 milioni di tonnellate, con una crescita del 6,1% rispetto ad aprile 2024. Ma questa risalita appare più come un rimbalzo tecnico che come segnale di ripresa della domanda: nei mesi precedenti il mercato siderurgico aveva infatti registrato contrazioni significative.
Le acciaierie italiane stanno infatti sfruttando un contesto di prezzi del rottame in forte discesa per aumentare la produzione di “fuso”, cioè la materia prima siderurgica, creando un “polmone” di semilavorati in attesa di possibili fermi produttivi nel periodo fine anno/inizio prossimo anno. Questa scelta, pur comprensibile dal punto di vista gestionale, richiama però un mercato che non è ancora in grado di assorbire pienamente l’offerta. Le fermate anticipate e l’immagazzinamento strategico sollevano il rischio che, una volta attuati, possano generarsi momenti di shortage e pressioni al rialzo sui prezzi.
Sul fronte prezzi: mentre il mercato degli acciai piani mostra segni di tensione con quotazioni dei coil in aumento settimana dopo settimana, i prodotti lunghi restano più stabili, sebbene sotto stretta osservazione, così come gli acciai inossidabili.
In questo quadro, più che di “crollo”, si può parlare di un settore in fase di manovra strategica, che cerca di difendersi da una domanda debole e da costi energetici elevati, piuttosto che cavalcare una vera ripresa. Il 2024, ricordiamolo, aveva chiuso con una produzione nazionale in calo del 5% rispetto all’anno precedente.
Le prospettive per il prossimo futuro restano prudenti. Le previsioni internazionali stimano per il 2025 una crescita modesta della domanda mondiale di acciaio (+1-2%) e in Europa un leggero +0,6% per il consumo reale, segnali che non lasciano spazio a facili ottimismi.
Le aziende producono di più oggi per prepararsi a tempi difficili domani, e questa “resistenza” non può ancora essere scambiata per una vera e propria ripresa della domanda.
Il futuro del settore, dunque, dipenderà da quanto velocemente riprenderanno gli investimenti nell’edilizia, nell’automotive e nelle infrastrutture — e da quanto efficacemente il sistema saprà gestire costi energetici, concorrenza internazionale e sostenibilità.