
A Torino è allarme scabbia – Centinaia di casi in pochi mesi: cosa sta succedendo
Cresce l’allarme per la scabbia: nel 2024 sono stati registrati 2.239 casi in Piemonte, con 267 focolai accertati e un’incidenza di circa 53 ogni 100mila abitanti. Numeri che, secondo il Seremi, il servizio regionale di epidemiologia, rappresentano un aumento costante e ormai allarmante: rispetto al 2022, i contagi sono più che raddoppiati, e in soli tre anni si è passati da 836 casi nel 2021 a oltre 2.200.
Il report, pubblicato a fine ottobre 2025, conferma che la provincia di Torino è la più colpita. Qui i casi hanno toccato quota 925, con 450 segnalazioni solo dall’Asl Città di Torino: un incremento del 156% rispetto a tre anni fa. Tra gli episodi più recenti figurano due contagi all’ospedale di Settimo Torinese lo scorso agosto e un focolaio con 14 casi in una casa di riposo di Rivarolo Canavese a ottobre, segno che la malattia si diffonde facilmente in ambienti comunitari e tra le persone più fragili.
La scabbia, causata da un acaro che si annida sotto la pelle provocando forte prurito e irritazioni, non è legata a scarse condizioni igieniche ma si trasmette per contatto diretto o tramite tessuti e indumenti contaminati.
La scabbia, sebbene possa colpire chiunque, mostra una maggiore incidenza tra bambini in età scolare e anziani, categorie che vivono spesso in ambienti comunitari dove il contagio è più facile. Secondo il rapporto Seremi, le donne rappresentano il 46% dei casi, con 1.026 diagnosi su un totale di oltre 2.200 segnalazioni.
L’andamento della malattia, oltre a destare preoccupazione per la rapidità con cui si diffonde, mette in luce anche la necessità di maggiore informazione e prevenzione. Il contagio può essere arginato con una diagnosi precoce e con l’applicazione dei trattamenti specifici, ma è fondamentale anche evitare la sottovalutazione dei sintomi, spesso confusi con altre irritazioni cutanee.
Il report del Seremi, pubblicato a fine ottobre 2025, fotografa una realtà in evoluzione: la curva dei contagi continua a salire e non mostra segnali di rallentamento. Gli esperti sottolineano come la crescita sia iniziata già nel post-pandemia e sia proseguita di anno in anno, fino a triplicare in soli due anni.
Le autorità sanitarie regionali invitano quindi alla prudenza, ricordando che la scabbia non è una malattia legata a scarse condizioni igieniche ma a contatti ravvicinati e diffusione rapida nei contesti chiusi, come scuole, strutture sanitarie e case di riposo.