
Torino – Studio rivoluzionario al Mauriziano: “Colesterolo cattivo, un anticorpo lo riduce e abbatte il rischio di infarto”
Torino, dal Mauriziano una scoperta che può rivoluzionare la lotta al colesterolo cattivo
All’Ospedale Mauriziano di Torino è stato realizzato uno studio che sta già attirando l’attenzione della comunità scientifica internazionale. La ricerca, presentata il 1° settembre al congresso mondiale di cardiologia ESC di Madrid davanti a 40mila esperti, apre nuove prospettive nella cura delle malattie cardiovascolari.
Il progetto, chiamato “Caruso” (CARotid plaqUe StabilizatiOn and regression with Evolocumab), ha valutato l’efficacia dell’Evolocumab, un anticorpo monoclonale in grado di ridurre drasticamente le placche arteriose generate dal colesterolo LDL, comunemente noto come “colesterolo cattivo”. Un eccesso di LDL, infatti, si accumula nelle arterie, restringendo i vasi e aumentando il rischio di infarto e ictus.
Il caso che ha dato origine allo studio è quello di un paziente torinese di 78 anni, seguito dalla dottoressa Tiziana Claudia Aranzulla, che presentava una stenosi carotidea del 70%. Dopo un anno di terapia con Evolocumab, senza alcun intervento chirurgico, l’ostruzione si era ridotta al 55%. Questo risultato ha portato a un’analisi più ampia su 170 pazienti, tutti con stenosi superiore al 50% e livelli di LDL oltre i 100 mg/dL.
I dati emersi sono rilevanti: riduzione del 73,5% del colesterolo LDL, regressione delle placche nel 68,4% dei casi e solo il 2,4% di eventi avversi. Percentuali che aprono la strada a un possibile uso esteso di Evolocumab come terapia standard per chi soffre di stenosi carotidea.
“Questa scoperta – ha sottolineato il professor Giuseppe Musumeci, direttore della cardiologia del Mauriziano – potrà rivelarsi preziosa anche nei pazienti con arteriopatia periferica, una patologia che in Piemonte colpisce circa 400mila persone e aumenta notevolmente il rischio di infarto, ictus e amputazioni”.
Alla ricerca hanno contribuito anche il dottor Andrea Gaggiano, direttore della chirurgia vascolare, insieme ai medici Simone Quaglino, Salvatore Piazza e al diabetologo Salvatore Oleandri. Un lavoro di squadra che, partito da Torino, potrebbe segnare una svolta globale nella prevenzione e nella cura delle malattie cardiovascolari.