
L’ UE indaga su Google: penalizzazioni ingiuste per gli editori nei risultati di ricerca. Aperta una procedura
La Commissione Europea ha aperto una nuova indagine su Google per valutare se il trattamento riservato ai siti editoriali nei risultati di ricerca sia conforme agli obblighi di equità previsti dal Digital Markets Act. Al centro del procedimento c’è il calo di visibilità di molte testate dopo l’introduzione, nel 2024, della “site reputation abuse policy”, la misura con cui Google dice di voler contrastare il cosiddetto “parasite SEO”: la pratica di acquistare spazi su domini autorevoli per pubblicare contenuti destinati a scalare rapidamente il ranking.
Secondo Google, senza controlli questi materiali prodotti da terzi – spesso di qualità incerta o con finalità commerciali poco chiare – finirebbero per superare i contenuti originali degli editori, danneggiando gli utenti. Bruxelles, però, teme che la policy finisca per penalizzare una forma ormai diffusa e legittima di monetizzazione, cioè l’ospitalità di contenuti affidati a partner esterni, e che il confine tra materiale editoriale, sponsorizzato e di terzi non sia applicato con sufficiente trasparenza.
La risposta di Google
In una nota, Google giudica infondata l’iniziativa europea e sostiene che un allentamento delle restrizioni ridurrebbe la qualità dei risultati di ricerca. La Commissione esaminerà ora se l’applicazione delle regole antispam rispetti l’articolo 6 del DMA, che impone condizioni di indicizzazione non discriminatorie. L’indagine durerà fino a dodici mesi: in caso di violazioni, Alphabet potrebbe essere colpita da sanzioni fino al 10% del fatturato globale, raddoppiabili in caso di recidiva.