
Malamovida: controlli, sanzioni e quartieri in rivolta contro alcol e degrado
Dalle cancellate che stanno per essere installate sul sagrato di una chiesa in viale delle Province, alle decine di esposti nel quartiere Don Bosco, fino alle sirene della polizia che risuonano alle tre di notte vicino a piazza Navona per disperdere gruppi di ragazzini ubriachi. È questa la fotografia di una Roma sempre più ostaggio della mala movida, un fenomeno che negli anni post-pandemia ha superato i confini del Centro storico per estendersi ad altri quadranti della città, dove a farla da padrone sono bevute senza limiti, locali compiacenti e minimarket che vendono alcolici a qualsiasi ora.
Il consumo di shottini a pochi euro è ormai una costante a Ponte Milvio, Monti, Campo de’ Fiori e Trastevere, ma la mappa della movida sfrenata si è allargata anche a zone come Tuscolano e Monte Sacro. All’Esquilino e a piazza Bologna alcuni minimarket rimangono aperti fino a tarda notte, dietro cassette di frutta marcia che coprono la vendita non autorizzata di superalcolici. Gli effetti sono sempre gli stessi: risse, schiamazzi, atti vandalici e spaccio, anche se i residenti ricordano come «certi locali chiusi per cinque giorni riaprano subito dopo mezzanotte», aggirando di fatto qualsiasi provvedimento.
Il Municipio II, esasperato, ha proposto di modificare il regolamento di polizia urbana anticipando il divieto di somministrazione di alcolici all’una nel weekend e a mezzanotte negli altri giorni. Nel frattempo cresce il malcontento delle famiglie che vivono vicino alla chiesa di Sant’Ippolito, il cui sagrato ogni venerdì viene assediato da centinaia di giovanissimi. Un disagio tale da spingere, nei mesi scorsi, fedeli e parroco a valutare l’ipotesi estrema di installare recinzioni per proteggere l’area.
La risposta delle forze dell’ordine, nell’ultimo fine settimana, è stata massiccia: quattrocento verifiche, con irregolarità di diverso tipo. La vendita di alcolici fuori orario è risultata la violazione più frequente, seguita da occupazioni abusive di suolo pubblico, somministrazione non autorizzata di cibi e bevande, musica ad alto volume e condizioni igieniche non adeguate. In Centro, un esercizio commerciale è stato chiuso per cinque giorni e multato per oltre 11mila euro. A Ponte Milvio, invece, la Polizia Locale e la Polizia di Stato hanno denunciato il rappresentante legale di un locale per carenze nelle condizioni di agibilità, previste per gli esercizi di pubblico spettacolo.
Non sono mancate operazioni anche lungo la Tuscolana, ai Parioli e sulla Nomentana, dove più di dieci locali sono stati sanzionati per violazioni legate alla somministrazione, al disturbo della quiete pubblica e a problemi igienico-sanitari. Le pattuglie in strada hanno inoltre ritirato venti patenti per guida in stato di ebbrezza e registrato oltre 2.300 violazioni del Codice della strada.
Nel quartiere Don Bosco, via Flavio Stilicone è stata ribattezzata dai residenti «la strada pedonale del terrore» dopo una rissa a colpi di piccone tra latinos e bengalesi davanti a un minimarket. I controlli successivi dei carabinieri hanno portato alla scoperta di una bisca clandestina nascosta all’interno di un’associazione culturale. Altri quartieri, un tempo residenziali, come Città Giardino e piazza Sempione, si sono trasformati in distretti della movida, scatenando proteste sempre più frequenti da parte di cittadini decisi a scendere in strada.
Zone come San Lorenzo e corso Trieste restano sommerse da fiumi di alcol che invadono strade e piazze, bloccando la viabilità e generando tensioni continue con i residenti. A Trastevere il problema si somma a quello delle baby gang, che approfittano del caos notturno per creare ulteriori situazioni di degrado. Tutti segnali di una città che, tra controlli, proteste e nuove proposte regolamentari, cerca una via d’uscita a un fenomeno che continua a espandersi.