
Milano – Chiara Ferragni oggi in Tribunale: rischia 1 anno e 8 mesi per il ‘Caso pandoro’. Le ultime
Chiara Ferragni è comparsa oggi davanti al Tribunale di Milano per l’udienza dedicata alle arringhe difensive nel processo con rito abbreviato che la vede imputata per truffa aggravata dall’uso di strumenti informatici. L’influencer e imprenditrice digitale rischia una condanna fino a un anno e otto mesi di reclusione nell’ambito del cosiddetto “caso pandoro”, che riguarda due operazioni commerciali a sfondo benefico: il “Pandoro Balocco Pink Christmas” del Natale 2022 e le “Uova di Pasqua Chiara Ferragni – sosteniamo i Bambini delle Fate” riferite agli anni 2021 e 2022.
In aula, davanti al giudice Ilio Mannucci Pacini, hanno preso la parola i legali di Ferragni, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, insieme agli avvocati di Fabio Maria Damato, suo ex collaboratore, e di Francesco Cannillo, presidente del cda di Cerealitalia. Ferragni era presente come nelle precedenti udienze. Al termine dell’intervento, i difensori hanno ribadito con forza la loro posizione, sostenendo che non vi siano elementi per configurare un reato e affermando che l’imprenditrice sarebbe “innocente sotto ogni profilo”.
“Abbiamo sempre fatto tutto in buona fede, nessuno di noi ci ha lucrato”, aveva dichiarato l’imprenditrice in aula, lo scorso 25 novembre.
La linea difensiva punta soprattutto sulla buona fede e sull’assenza di un arricchimento personale legato alle iniziative solidali. Secondo l’accusa, invece, le campagne avrebbero generato un profitto ingiusto stimato in circa 2,2 milioni di euro, oltre a un ritorno di immagine non quantificabile. Proprio su queste basi, nella scorsa udienza, la procura ha chiesto la condanna.
Uno dei nodi centrali riguarda l’operazione Balocco, che avrebbe indotto molti consumatori a credere che l’acquisto del pandoro “Pink”, venduto a un prezzo più alto rispetto a quello tradizionale, finanziasse direttamente una raccolta fondi per l’ospedale Regina Margherita di Torino.
Per Ferragni si sarebbe trattato di un errore comunicativo, mentre per l’accusa tale modalità configurerebbe una vera e propria truffa. La decisione finale del giudice è ora attesa nelle prossime fasi del procedimento.