
A Torino si è laureato il ‘Super Ingegnere’ – E’ il primo laureato in Italia in “Quantistica”

Marco Parentin, nato nel 2001, è diventato il primo laureato in Ingegneria Quantistica in Italia, completando il nuovo percorso di studi offerto dal Politecnico di Torino. Due anni fa, Parentin è stato tra i primi cinquanta studenti a iscriversi al corso magistrale inaugurale in “Quantum Engineering”, e oggi è l’unico del gruppo ad aver terminato gli studi in tempo per la sessione di laurea di luglio, la prima disponibile. Nonostante il traguardo eccezionale, Marco mantiene un tono umile, attribuendo il risultato anche a una questione di tempismo legata alla stesura della tesi. Mi piace l’idea
di spingere sui limiti della conoscenza scientifica. L’ingegneria quantistica fa questo: studia le particelle più piccole esistenti e le manipola per trarne dei vantaggi” – ha dichiarato a La Stampa.
Il suo interesse per il mondo quantistico è nato durante la triennale a Trieste, sua città natale, quando, spinto dalla curiosità, ha seguito volontariamente un corso di meccanica quantistica, non incluso nel suo piano di studi. Quel corso lo ha fatto innamorare della disciplina, spingendolo ad approfondirla da autodidatta. Quando ha scoperto che il Politecnico stava attivando un corso di laurea dedicato all’ingegneria quantistica, ha colto l’occasione, pur sapendo che si trattava di una scelta pionieristica e con sbocchi professionali ancora poco definiti.
L’Ingegneria Quantistica si concentra sullo studio e la manipolazione delle più piccole particelle della materia, come elettroni e fotoni, con l’obiettivo di sfruttarne le proprietà in ambito tecnologico. Secondo Parentin, le applicazioni più promettenti si trovano nei computer quantistici — capaci di eseguire calcoli molto più rapidamente dei computer tradizionali — nella comunicazione ultra-sicura grazie alla crittografia quantistica, e nella realizzazione di sensori estremamente precisi, superiori a quelli ottenibili con le tecnologie classiche.
Ciò che più affascina Marco è la possibilità di esplorare i confini della conoscenza scientifica: studiare i fenomeni a livello subatomico, dove la materia si comporta in modi controintuitivi e completamente diversi da quelli osservabili nella vita quotidiana, lo spinge a pensare di essere davvero ai margini della comprensione della natura. «Quando si arriva a quel livello, ci si rende conto che dopo non c’è più nulla di più piccolo da osservare. Ed è incredibile poter modificare queste particelle minuscole per ottenere innovazioni reali», afferma con entusiasmo.
Guardando al futuro, Parentin non ha ancora deciso con certezza il percorso da intraprendere, ma immagina di proseguire con un dottorato. In prospettiva, si vede più incline a una carriera accademica, magari come docente universitario, piuttosto che a un impiego nel settore industriale.