
Amatrice, Castelli promette: “Rimozione totale delle macerie entro l’anno”

A nove anni dal terremoto che il 24 agosto 2016 devastò Amatrice e il Centro Italia, la cittadina reatina ha ricordato le 299 vittime con una fiaccolata e momenti di raccoglimento. Ma accanto al silenzio del lutto, emerge ancora la rabbia per una ricostruzione lenta, con soli 12 cantieri avviati sui 69 previsti nel centro storico e la permanenza delle macerie provocate dal sisma che continuano a segnalare il tempo sospeso della comunità.
Il commissario straordinario alla ricostruzione Guido Castelli, presente in forma privata, ha ammesso con franchezza: «Ad Amatrice ci sono stati errori amministrativi». Castelli ha sottolineato come la vera causa dei ritardi sia stata la rimozione delle macerie, un processo iniziato con lentezza e accelerato solo negli ultimi anni. «La gran parte l’abbiamo rimossa in questi due anni e completeremo il lavoro nel 2025», ha promesso, richiamando la necessità di ridare fiducia e speranza agli abitanti, prima ancora che al tessuto economico.
La commemorazione è iniziata alle 3.36, l’ora del sisma, con la fiaccolata nella zona rossa e la lettura dei nomi delle vittime. Un rito che ha trovato ulteriore intensità nella celebrazione religiosa presieduta dal vescovo di Rieti, don Vito Piccinonna, che ha invitato a non cedere allo sconforto: «Prima delle case e delle strutture vogliamo ricostruire la vita: diamo il meglio di noi stessi, non dividiamoci ulteriormente». Il messaggio di speranza è stato intrecciato con il tema del Giubileo, che accompagna la città in questa fase di memoria e rilancio.
Il sindaco Giorgio Cortellesi ha deciso di non invitare rappresentanti istituzionali nazionali, spiegando: «Una scelta per dare dignità esclusiva al dolore della comunità e lanciare un segnale forte alla politica: la ricostruzione deve accelerare». Presenti, invece, il questore della Camera Paolo Trancassini, diversi sindaci del territorio, il prefetto di Rieti e l’assessore regionale alla ricostruzione Manuela Rinaldi, che ha assicurato: «Ricostruire da capo è stato difficile, ma la nuova Amatrice sarà migliore di prima, a partire dalle infrastrutture».
A chiudere le celebrazioni, la commovente lettera letta da Mario Sanna, padre di una delle vittime, indirizzata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e firmata da 62 familiari, con la richiesta di istituire un fondo nazionale per le vittime delle catastrofi. Un appello che, nove anni dopo, ribadisce come la memoria del terremoto resti viva e la ferita ancora aperta.