
Aviaria, è allarme nel Nord Italia – Aumentano i focolai, Aziende agricole sequestrate, migliaia di abbattimenti. Cosa sta succedendo
Nel Nord Italia la situazione legata all’influenza aviaria di tipo H5N1 si sta facendo sempre più critica. Dopo i primi episodi registrati tra Emilia-Romagna, Piemonte, Friuli e Veneto, nelle ultime settimane Lombardia e zone limitrofe stanno affrontando un aumento rapido dei focolai. Nel Varesotto i test effettuati dall’Istituto zooprofilattico di Brescia hanno confermato la presenza del virus in un grande allevamento di galline ovaiole vicino a Busto Arsizio: qui, come previsto dai protocolli, si sta procedendo allo smaltimento di uova, mangimi e carcasse. A pochi chilometri, a Olgiate Olona, un’azienda agricola è stata posta sotto sequestro e messa in isolamento, con operazioni di disinfezione obbligatorie.
La preoccupazione è alimentata anche dal ritrovamento del virus su volatili selvatici nel Bergamasco, fatto che ha portato l’Ats locale a chiedere a tutte le realtà avicole all’aperto di confinare gli animali per evitare contatti con l’avifauna. A ciò si aggiunge un monitoraggio attivato dall’Università di Bologna dopo due casi di gatti colpiti nei mesi precedenti.
A Busto Arsizio, dove la positività è stata classificata come altamente patogena, sono state introdotte regole molto severe: controlli continui in 44 allevamenti, zona di sorveglianza estesa fino al Comasco e obbligo di segnalazione immediata di qualsiasi sintomo sospetto anche nei pollai privati. Le indagini indicano che il contagio non provenga da animali selvatici, ma da un legame con un altro allevamento fuori provincia.
Nel Mantovano, a Guidizzolo, si stanno concludendo gli abbattimenti di circa 20 mila tacchini in due strutture coinvolte dallo stesso focolaio. La Lombardia è tra le regioni più colpite: in ottobre si sono susseguiti casi nel Cremonese, nel Bresciano e nel Lodigiano, con decine di migliaia di capi eliminati e vaste aree poste sotto restrizione. Situazioni analoghe si sono verificate anche in Piemonte (Alessandria), Friuli (Udine) e Veneto (Verona), dove diversi allevamenti di polli e tacchini hanno dovuto essere completamente svuotati per evitare la diffusione del virus.