
De Martino e il video intimo diffuso: qualcuno aveva allertato lo show man. Il retroscena

Il “caso De Martino” continua a occupare le prime pagine e a muovere la magistratura. Tutto nasce da un filmato privato registrato dalle telecamere di sorveglianza installate nell’abitazione della compagna dello showman. Il video, di natura intima, è stato trafugato e diffuso online senza consenso, trasformandosi in un caso giudiziario.
A far scattare l’allarme è stato un utente dei social, che il 9 agosto ha scritto direttamente a Stefano De Martino, riconoscendolo nel filmato a causa di alcuni tatuaggi ben visibili. Lo showman, turbato dalla segnalazione, ha presentato denuncia già il giorno successivo presso il commissariato di Porto Cervo, in Sardegna, dove si trovava in vacanza.
Attualmente sulla vicenda indagano due procure: quella di Roma, che procede per accesso abusivo a un sistema informatico, e quella di Tempio Pausania, che si occupa invece del reato di diffusione illecita di immagini a contenuto sessuale. Quest’ultima ipotesi è stata formalmente indicata dall’avvocato della ragazza coinvolta, Lorenzo Contrada, nel documento depositato agli inquirenti. I magistrati sardi hanno inoltre disposto il sequestro dell’intero sistema di videosorveglianza installato nell’appartamento romano.
Parallelamente, è entrato in azione anche il Garante della privacy. Guido Scorza, membro dell’autorità, ha spiegato che la prima urgenza è stata quella di bloccare la circolazione del materiale, chiedendo la rimozione alle piattaforme digitali su cui era comparso e avvertendo gli utenti che condividerlo rappresenterebbe un illecito. Ed è stata aperta un’istruttoria per risalire ai responsabili della violazione.
Secondo Scorza, però, non sarà semplice individuare il primo autore del furto digitale. Alcuni siti sono facilmente tracciabili, ma se i server si trovano fuori dall’Europa i margini d’azione del diritto internazionale diventano ridotti. Inoltre, una volta che contenuti simili finiscono in chat private su WhatsApp o Telegram, diventa impossibile eliminarli del tutto.
Per questo il Garante non esclude che, nonostante gli sforzi, il video possa riemergere in rete anche a distanza di mesi.