
Dress code a scuola – Arrivano anche i depliant che spiegano come ci si può vestire: “No a minigonne, unghie finte e Top”. E’ polemica
Con l’inizio del nuovo anno scolastico, oltre alle regole sul divieto di utilizzare i cellulari in classe, gli studenti italiani devono fare i conti anche con un codice di abbigliamento più rigido. In diversi istituti sono state diffuse circolari e indicazioni precise su come presentarsi a scuola, trasformando ciò che un tempo erano solo raccomandazioni di buon senso in veri e propri divieti.
Tra le restrizioni figurano gonne troppo corte, cappelli e cappucci indossati durante le lezioni, calzature come zeppe o infradito e i sempre più diffusi jeans strappati. Viene messo nero su bianco anche lo stop a unghie troppo lunghe, top che lasciano scoperto l’addome e look ritenuti poco decorosi per l’ambiente scolastico.
A Taormina, in provincia di Messina, la dirigente di un liceo ha scelto addirittura di far stampare un depliant illustrativo distribuito a tutti gli alunni, così da non lasciare spazio a interpretazioni. “Non parlerei di dress code in senso stretto – ha spiegato – ma di vestire in maniera decorosa. La scuola è un luogo che merita rispetto, proprio come una cerimonia importante: non ci si presenterebbe mai a un matrimonio o a un funerale con abiti da spiaggia”.
Un’interpretazione condivisa anche da Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma, secondo cui la scuola deve mantenere un certo decoro e trasmettere regole chiare. Ma la decisione ha aperto un fronte di polemiche. Il Codacons ha espresso forte contrarietà, sostenendo che simili misure rischiano di burocratizzare la vita scolastica e generare ulteriore confusione, invece che responsabilizzare gli studenti.
Ed è polemica
Il dibattito divide famiglie, insegnanti e ragazzi. Intanto un sondaggio condotto da Skuola.net rivela che circa tre studenti su dieci dovranno rivedere il proprio guardaroba quotidiano per adeguarsi alle nuove direttive. Per molti giovani, dunque, il ritorno sui banchi si tradurrà anche in un “giro di vite”, tra chi si sente limitato e chi invece considera la scelta un passo necessario per mantenere l’ordine all’interno delle aule.