
Finanziaria 2025, una dote da 9 miliardi per taglio dell’Irpef e rottamazione

La prossima legge di Bilancio si annuncia complessa, con un conto che cresce di giorno in giorno. Il governo è chiamato a trovare le risorse per finanziare misure fiscali di peso, senza ricorrere al deficit, ormai limitato dalle nuove regole europee. Tra tagli alle tasse, incentivi alle imprese e sostegni alla natalità, la sfida principale sarà quella delle coperture.
Secondo quanto illustrato dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, tra le priorità ci sono il taglio dell’Irpef per la classe media, la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali – la cosiddetta “rottamazione-quinquies”, che potrebbe costare fino a 2 miliardi – e la stabilizzazione del taglio dell’Ires per le aziende che investono e assumono. Inoltre, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha già dichiarato di aver ottenuto 2 miliardi per il prossimo anno destinati al sistema sanitario.
Un pacchetto di misure che, complessivamente, potrebbe valere tra i 6 e i 10 miliardi di euro, senza contare gli interventi per pensioni, natalità e difesa, che rappresentano capitoli di spesa separati.
La questione principale resta: da dove arriveranno le risorse? Non essendo più possibile finanziare le riforme in deficit, il governo deve puntare su nuove entrate o su tagli mirati. Un ruolo centrale lo gioca il Fondo per l’attuazione della delega fiscale, già utilizzato in passato per la riduzione delle aliquote Irpef. Nel fondo confluiscono circa 3 miliardi provenienti dal concordato preventivo delle Partite Iva e dalla relativa sanatoria, mentre un miliardo e 200 milioni arrivano dagli introiti inattesi della gara del Lotto.
In totale, si stimano circa 4 miliardi già disponibili, ai quali potrebbe aggiungersi un altro miliardo dall’anticipo della gara per il Gratta&Vinci, prevista al momento per il 2029.
Oltre alle entrate straordinarie, il governo può contare sulla spending review avviata dal ministro Giorgetti. A metà anno, la spesa pubblica è risultata inferiore di 0,2 punti di Pil rispetto alle previsioni, creando uno spazio di circa 4 miliardi. Resta da verificare se il trend potrà mantenersi costante fino alla fine dell’anno.
Insomma, non ci sono veri e propri “tesoretti”, ma una dote da circa 9 miliardi accumulata con prudenza dal governo. “La prossima manovra non parte da zero”, sottolineano fonti dell’Economia, evidenziando come la combinazione di risparmi e nuove entrate straordinarie rappresenti la base da cui partire per finanziare le riforme.