
Gli Italiani (e gli europei) non vanno più in Usa – Crisi totale dei voli, crollano le prenotazioni. I dati

Gli Italiani (e gli europei) non vanno più in Usa – Crisi totale dei voli
L’estate 2025 registra un forte rallentamento dei viaggi aerei tra Europa e Stati Uniti, con prenotazioni in calo rispetto all’anno precedente. Dopo un avvio incoraggiante nei primi mesi, anche l’Italia mostra ora segnali di sofferenza, in linea con il resto del continente. Secondo l’analisi di Cirium, piattaforma specializzata in dati sul trasporto aereo, si nota un’inversione di tendenza nel mercato transatlantico, in particolare nei mesi chiave di luglio e agosto.
Dati del primo semestre 2025
Nei primi sei mesi dell’anno, i viaggiatori europei diretti negli Stati Uniti sono diminuiti dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il segmento turistico è quello che ha subito il colpo maggiore, con un calo del 2,6% degli arrivi. Le eccezioni più evidenti si registrano in Danimarca (-16,4%), Germania (-11,1%) e Francia (-9,3%). Al contrario, l’Italia ha registrato una crescita del 9,4%, distinguendosi rispetto al resto d’Europa, anche se questa tendenza positiva si è attenuata in estate.
Prenotazioni in calo, anche per l’Italia
L’analisi delle prenotazioni effettuate tra il 31 gennaio e il 30 giugno per i mesi estivi mostra un panorama negativo. L’interesse per i voli tra Italia e Stati Uniti ha subito una flessione del 15% rispetto allo scorso anno. Questo dato, rilevato tramite agenzie online, riflette il comportamento dei consumatori, anche se non rappresenta l’intero mercato delle prenotazioni. Peggio va alla Germania (con cali fino al -19,6%), mentre la Francia sorprende con un leggero aumento, in parte dovuto all’effetto indotto dai Giochi Olimpici.
Domanda debole nonostante l’aumento dei voli
Il numero totale di posti disponibili sui collegamenti diretti tra Europa e Nord America nel periodo luglio-agosto supera i 25 milioni, in aumento del 3,5% rispetto al 2024. Tuttavia, l’offerta maggiore non è stata accompagnata da un’adeguata risposta del mercato. Le compagnie extraeuropee hanno ampliato la capacità del 6,3%, mentre i vettori europei si sono fermati a un incremento dell’1,5%, evidenziando un certo disallineamento tra domanda e offerta.
Prezzi stabili, ma poco attrattivi
Sul fronte delle tariffe, i prezzi non hanno subito significative variazioni. In aprile 2025, il costo medio di un biglietto economy si è attestato intorno ai 442 dollari, poco sopra i valori del 2024. Anche i biglietti in business class sono aumentati lievemente, arrivando a 1.936 euro, senza particolari benefici legati alla stagionalità pasquale (che nel 2025 è caduta più tardi rispetto all’anno precedente). Questo ha probabilmente influito sull’appeal dei viaggi a lungo raggio, considerati troppo costosi in un contesto economico instabile.
Dietro a questa contrazione ci sono diversi fattori combinati: si passa dalle incertezze economiche globali che frenano la voglia di spendere, ai timori legati alla sicurezza e alla burocrazia doganale statunitense, percepita come più rigida. Il problema è anche legato alla concorrenza delle mete alternative, spesso più economiche o raggiungibili con voli a corto raggio. E infine anche la scarsa convenienza dei prezzi, giudicati troppo alti rispetto ai benefici offerti.