
I Milanesi e il consumo di cocaina: “Sono adulti, ricchi e disperati…”. Il ritratto del consumatore medio
A Milano, il consumo di droga non è più un fenomeno limitato a pochi ambienti marginali o a persone in grave difficoltà. Gli esperti che operano sul campo raccontano una realtà molto più complessa e diffusa, in cui le sostanze stupefacenti attraversano tutte le classi sociali e professionali.
Come spiegano gli operatori impegnati nelle attività di contrasto allo spaccio, l’immagine stereotipata del “tossicodipendente” come persona emarginata è ormai superata: oggi il consumatore può essere chiunque, dal manager al cameriere, dal professionista al pensionato.
A dominare la scena milanese resta la cocaina, confermata come la sostanza più utilizzata anche dalle analisi condotte ogni anno dall’Istituto Mario Negri sulle acque reflue del depuratore di Nosedo. I dati mostrano un uso costante e massiccio tra uomini e donne di tutte le età. Accanto a questa, crescono i consumi di MDMA, la base dell’ecstasy, e della ketamina, un anestetico con effetti allucinogeni, sempre più popolare anche fuori dai circuiti giovanili. Parallelamente, farmaci e sostanze sintetiche stanno diventando nuove forme di dipendenza, spesso assunte in combinazione “come fossero integratori”.
Secondo gli investigatori, l’uso di droghe è particolarmente diffuso in alcuni ambienti lavorativi, come quello della ristorazione, dove ritmi frenetici e stress elevato portano spesso cuochi, camerieri e direttori di sala a ricorrere a stimolanti. Anche il mondo della moda e dello spettacolo, con le sue pressioni e i suoi eccessi, rappresenta un terreno fertile. Inoltre, i turisti e chi frequenta palestre professionistiche figurano tra i consumatori abituali, attratti dalla facilità con cui oggi si possono procurare sostanze di ogni tipo.
Infatti, lo spaccio a domicilio è ormai la norma: con una semplice chat o un’emoji, si può ordinare qualsiasi droga e riceverla direttamente a casa. Gli stessi agenti raccontano casi sorprendenti, come quello di un giovane centralinista ventenne a capo di una rete di spaccio in cui i corrieri erano tutti pensionati o cinquantenni in difficoltà economiche.
Gli esperti osservano che oggi esiste un’altra faccia del consumo, più invisibile ma più estesa, fatta di persone che vivono una vita apparentemente normale ma assumono sostanze per migliorare le proprie prestazioni lavorative, sessuali o sociali. È una tendenza che si radica soprattutto tra le classi medio-alte, eredi della cosiddetta “Milano da bere”, e che testimonia come la droga sia ormai percepita da molti come uno strumento funzionale piuttosto che un vizio.