
Il ministro Schillaci revoca le nomine del Comitato sui vaccini: è polemica

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha deciso di fare marcia indietro sulle recenti nomine del Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni (Nitag). Con un decreto firmato nelle scorse ore, il titolare del dicastero ha revocato l’incarico a tutti i componenti, annunciando la volontà di avviare un nuovo procedimento di selezione per garantire la partecipazione di tutte le categorie e degli stakeholder interessati. La decisione è arrivata dopo giorni di polemiche politiche e scientifiche, scatenate dall’inserimento nel gruppo di due figure considerate vicine alle posizioni no vax.
Le contestazioni si erano concentrate sui nomi di Paolo Bellavite, docente veronese, ed Eugenio Serravalle, pediatra, entrambi in passato critici verso le politiche vaccinali. La loro presenza aveva provocato la rinuncia di Francesca Russo, dirigente del Dipartimento prevenzione della Regione Veneto, e l’avvio di una mobilitazione di esperti con una lettera aperta e una petizione che ha raccolto oltre 16mila firme, sostenuta anche dal premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi.
Schillaci ha spiegato così la sua scelta: «La tutela della salute pubblica richiede la massima attenzione e un lavoro serio, rigoroso e lontano dal clamore. Con questo spirito abbiamo sempre lavorato e continueremo ad agire nell’esclusivo interesse dei cittadini».
La revoca è stata accolta con favore dal centrosinistra. Per Luana Zanella (Avs) si tratta di «un passo indietro doveroso, una vittoria della scienza», mentre Raffaella Paita (Italia Viva) ha parlato di «figuraccia che resta». Dal Partito democratico, Gian Antonio Girelli ha sottolineato come «le realtà scientifiche di supporto alla politica non possano essere equivoche né ospitate da persone che negano la scienza».
Anche da Forza Italia sono arrivati commenti positivi: la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli ha definito la scelta «un atto di responsabilità e di tutela verso i cittadini», mentre Maurizio Gasparri ha ribadito che «la salute si tutela con la scienza».
Se da una parte il passo indietro del ministro ha ricompattato opposizioni e parte della maggioranza, dall’altra ha aperto un fronte di tensione con Palazzo Chigi. Dalla presidenza del Consiglio è infatti trapelata l’irritazione della premier Giorgia Meloni, infastidita da una decisione presa senza confronto politico preventivo. La linea di Palazzo Chigi è chiara: «Noi da sempre crediamo nel pluralismo e nel confronto». Secondo la premier, il ministro avrebbe ceduto alle pressioni della sinistra, subendo di fatto una scelta dettata dalle polemiche.
Il caso, dunque, non sembra chiudersi qui. La partita sulle nomine del Nitag si sposta ora su un nuovo procedimento che dovrà garantire competenza scientifica, ma anche un equilibrio politico ancora da definire.