
In Italia le leggi incomprensibili o scritte male costano 110 miliardi di euro: un calo del PIL del 5%. I dati allarmanti

In Italia le leggi ambigue o scritte male costano 110 miliardi di euro: un calo del PIL del 5%
In Italia la burocrazia non è soltanto un problema di tempi e pazienza, ma un freno concreto allo sviluppo economico. È quanto emerge da uno studio realizzato da un gruppo di economisti, che ha provato a quantificare l’impatto delle leggi scritte in modo ambiguo o eccessivamente complesso. Il risultato è sorprendente: norme poco chiare costerebbero al Paese circa 110 miliardi di euro l’anno, con un calo del PIL stimato intorno al 5%.
La ricerca ha messo a confronto la qualità di 75 mila leggi con alcuni indicatori economici, analizzando il comportamento di oltre 5 milioni di imprese italiane. Tre gli aspetti più rilevanti: la velocità con cui le aziende aumentano la produzione, la propensione a investire e l’ammontare delle riserve precauzionali accantonate.
Dati che hanno evidenziato come l’incertezza giuridica porti le imprese a rallentare la crescita, ridurre i nuovi progetti e immobilizzare capitali che potrebbero essere utilizzati per lo sviluppo.
L’effetto risulta ancora più penalizzante per chi valuta di entrare dall’estero: investitori stranieri rischiano di dover affrontare iter lunghi e costosi solo per interpretare le regole, con il risultato di rinunciare o spostarsi verso mercati più trasparenti.
Secondo gli economisti, leggi più semplici e leggibili non sarebbero solo un segnale di modernità, ma una leva concreta per la competitività nazionale.
Una maggiore chiarezza normativa potrebbe infatti liberare miliardi di euro di potenziale crescita, favorendo innovazione, occupazione e attrattività internazionale.