Italia, crisi senza fine – In 20 anni il Pil è cresciuto meno di tutti i Paesi europei. E nei prossimi 30 anni i lavoratori diminuirà del 34%

09/07/2025

Italia, crisi senza fine – In 20 anni il Pil è cresciuto meno di tutti i Paesi europei.

Nel ventennio che va dal 2005 al 2025, l’economia italiana ha mostrato una crescita quasi stagnante, con un incremento medio annuo del PIL reale pari appena allo 0,2%.

Uno dei dati peggiori in Europa

Tra i Paesi europei analizzati, solo la Grecia ha fatto peggio. Questo dato evidenzia un persistente ritardo dell’Italia rispetto agli altri partner europei, segnando una delle performance più deludenti all’interno dell’area OCSE.

Secondo quanto riportato nel rapporto “Employment Outlook 2025” dell’OCSE, i prossimi decenni saranno ancora più complessi per il nostro Paese, in gran parte a causa dei cambiamenti demografici. Tra il 2023 e il 2060, si stima che la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) diminuirà del 34%, un crollo che avrà pesanti ricadute economiche e sociali. Il numero di anziani a carico di ciascun lavoratore aumenterà in modo significativo: da 0,41 nel 2023 (circa un pensionato ogni 2,4 persone in età lavorativa) a 0,76 nel 2060 (quasi un pensionato ogni 1,3 lavoratori).

Allo stesso tempo, il rapporto tra occupati e popolazione complessiva è destinato a scendere di oltre 5 punti percentuali, aggravando ulteriormente la pressione fiscale e la sostenibilità del welfare. L’OCSE lancia un campanello d’allarme anche sulla disuguaglianza generazionale: negli ultimi trent’anni, le persone tra i 55 e i 64 anni hanno visto aumentare i propri redditi molto più velocemente rispetto ai giovani lavoratori (25-34 anni). Se nel 1995 i giovani guadagnavano in media l’1% in più rispetto ai colleghi più anziani, nel 2016 la situazione si era capovolta, con gli over 55 che guadagnavano quasi il 14% in più dei giovani.

Questo squilibrio rischia di minare ulteriormente la coesione sociale, soprattutto se non si adottano politiche in grado di valorizzare il lavoro giovanile e aumentare la produttività. L’OCSE avverte che, se non si interviene, l’invecchiamento della popolazione potrebbe causare un rallentamento della crescita del PIL pro capite del 40% entro il 2060. A meno di cambiamenti strutturali, la crescita economica media nei Paesi OCSE passerà da 1% annuo (2006-2019) a 0,6% annuo tra il 2024 e il 2060. Solo Stati Uniti e Irlanda sembrano al momento immuni a questa tendenza.

Per il biennio 2025-2026, le previsioni restano incerte a causa delle instabilità globali, ma l’OCSE stima che il tasso di disoccupazione resterà stabile, mentre l’occupazione crescerà ancora, sebbene a ritmi più contenuti: +1,1% nel 2025 e +0,6% nel 2026.

L’Italia si trova a un punto critico della sua traiettoria economica: da una parte, un mercato del lavoro in miglioramento; dall’altra, una crescita di lungo periodo debole, un drastico calo della forza lavoro e un aumento del peso degli anziani sul sistema. Senza riforme strutturali, rischia di restare impantanata in una stagnazione economica e sociale sempre più difficile da gestire.

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