
Le differenze fra chi usa Chat GPT e chi no – Ecco come il suo utilizzo modifica il nostro cervello: lo studio
L’ultimo studio del MIT ha analizzato come l’uso di ChatGPT influenzi il nostro cervello, mettendo in luce differenze sorprendenti tra chi si affida all’IA e chi no.
I dati parlano chiaro: l’83% degli utenti non ricordava ciò che aveva scritto pochi minuti prima. La connettività cerebrale calava del 47%, un effetto che continuava anche dopo aver chiuso la chat. E lo sforzo mentale, fondamentale per l’apprendimento, diminuiva del 33%.
Ma questo non significa che dobbiamo abbandonare l’intelligenza artificiale. Significa, piuttosto, che dobbiamo usarla con criterio. La regola è semplice: non iniziare dall’IA. Prima pensa, formula, costruisci. Poi, solo dopo, lascia che l’IA ampli, arricchisca, migliori ciò che hai già generato con il tuo pensiero.
Non è la prima volta che viviamo questa dinamica, come evidenzia l’esperto del settore Raffaele Fusilli. È successo con la tastiera rispetto alla scrittura a mano, con le foto rispetto all’osservazione diretta, con il GPS rispetto al nostro orientamento naturale. Ogni volta che deleghiamo troppo presto, qualcosa nel processo cognitivo si indebolisce.
La tecnologia può potenziarci, ma solo se restiamo al centro del processo.
L’IA non è un sostituto del pensiero: è un amplificatore. Sta a noi decidere se usarla come stampella o come trampolino.