
L’Italia perderà 12 milioni di lavoratori attivi nei prossimi 30 anni ( e il Pil crollerà del 22%) I dati OCSE

Il futuro demografico ed economico dell’Italia desta forte preoccupazione.
Secondo i dati OCSE, nei prossimi 35 anni la popolazione in età da lavoro subirà un vero e proprio tracollo: si stima un calo di circa 12 milioni di persone, pari al 34%. Un ritmo di riduzione quattro volte più rapido rispetto alla media degli altri Paesi OCSE, che si ferma a un -8%.
Le ripercussioni saranno pesanti. Il rapporto tra occupati e popolazione totale scenderà di oltre cinque punti percentuali, segnalando una pressione crescente sul sistema previdenziale. Se oggi ogni pensionato può contare su 2,4 lavoratori, entro il 2060 la proporzione scenderà a 1,3. Anche la ricchezza complessiva del Paese ne risentirà: il PIL pro capite dovrebbe contrarsi del 22%, con un calo medio dello 0,67% all’anno.
A peggiorare il quadro, l’erosione dei salari reali: dal 2021 il potere d’acquisto degli italiani è sceso del 7,5%, il dato peggiore tra tutte le economie avanzate monitorate dall’OCSE. Una dinamica che rende ancora più fragile il tessuto sociale ed economico, già esposto al cosiddetto “inverno demografico”.
Il rapporto, però, individua anche possibili correttivi. Il primo passo riguarda la valorizzazione delle risorse interne: ridurre il divario occupazionale tra uomini e donne, oggi superiore a 17 punti; incentivare la permanenza dei lavoratori senior in buona salute; e recuperare oltre 1,3 milioni di giovani inattivi che non studiano e non lavorano.
Fondamentale, inoltre, sarà rilanciare la produttività. Tornare a crescere anche solo alla metà del ritmo degli anni Novanta permetterebbe un aumento dell’1,34% annuo del PIL pro capite, contrastando il declino.
La sfida è quindi enorme: senza interventi decisi, l’Italia rischia di diventare un Paese più povero, con un welfare insufficiente e un mercato del lavoro incapace di sostenere le nuove generazioni.