
Milano – La fuga degli infermieri: più di 3 mila lasciano ogni anno. “Vanno in Svizzera o a Dubai”
Ogni anno più di 3.000 infermieri abbandonano la Lombardia, una fuga che minaccia la tenuta del sistema sanitario regionale. Tra pensionamenti, dimissioni volontarie e partenze all’estero, il numero di professionisti continua a calare mentre cresce la domanda di assistenza. Oggi nelle strutture pubbliche lavorano circa 38 mila infermieri, ma ne servirebbero almeno 3.600 in più per garantire una copertura adeguata.
Nel solo 2024, la Regione ha perso 3.523 operatori, e solo un quarto per pensionamento. Molti scelgono di trasferirsi all’estero, soprattutto in Svizzera, ma anche a Dubai, dove stipendi e condizioni di lavoro sono più vantaggiosi: fino al doppio rispetto ai 1.700-1.800 euro netti mensili percepiti nel pubblico italiano. I sindacati denunciano un mestiere sempre meno attrattivo, logorato da turni pesanti, scarse possibilità di carriera e salari inadeguati.
La crisi parte già dalle università: le facoltà di Infermieristica faticano a riempire i posti disponibili. Alla Statale di Milano, su 815 posti, solo 567 studenti iscritti; a Pavia 151 su 291. Un segnale allarmante che prelude a un ulteriore calo di personale.
Per arginare la carenza, la Regione ha avviato progetti di reclutamento internazionale, come il programma Magellano, che ha portato in Lombardia infermieri da Perù, Paraguay e Argentina. Recentemente sono arrivati anche i primi professionisti dall’Uzbekistan: dieci già al lavoro al Fatebenefratelli e altri 210 attesi entro il 2026.
Ma secondo Uil e Fnopi, “importare” personale dall’estero non basta: servono assunzioni più rapide, stabilizzazioni e retribuzioni adeguate. E c’è anche un tema etico: «Prendiamo infermieri da Paesi che ne hanno bisogno quanto noi»,
Chi curerà i lombardi nei prossimi dieci anni? Senza interventi concreti, la domanda resta aperta.