
Quanto guadagniamo in media in Italia? – La fotografia tra divari territoriali, di settore e (purtroppo) di genere

Quanto guadagnano in media gli italiani? Secondo l’ultimo report ISTAT e l’Osservatorio Job Pricing, la Retribuzione Annua Lorda (RAL) nazionale si attesta a 31.856 euro, pari a uno stipendio netto medio mensile di circa 1.700-1.850 euro. La RAL rappresenta il totale annuo al lordo di tasse e contributi, includendo tredicesima, quattordicesima ed eventuali straordinari forfettizzati, ma escludendo TFR e bonus.
I divari territoriali restano marcati: al Nord la RAL media è di 32.913 euro, al Centro 31.956 e al Sud e nelle Isole 29.375, con una forbice di 3.550 euro. Lombardia (33.635 euro), Trentino-Alto Adige (33.532) e Lazio (33.242) guidano la classifica delle regioni più remunerative, mentre Basilicata (27.232), Sicilia e Calabria chiudono la graduatoria.
Le differenze emergono anche per inquadramento: i dirigenti (1,1% dei lavoratori) guadagnano in media 106.606 euro lordi l’anno, i quadri (4,4%) 56.746, gli impiegati (39,2%) 33.358 e gli operai (55,2%) 27.266. Negli ultimi anni la crescita salariale è stata più consistente per chi partiva da retribuzioni più basse, in particolare tra gli operai.
A incidere sugli stipendi sono anche titolo di studio, età e dimensione aziendale: un laureato guadagna il 38,8% in più di un non laureato, mentre gli over 50 percepiscono in media il 65,5% in più degli under 30. Nelle grandi aziende (oltre 1.000 dipendenti) la retribuzione oraria arriva a 19,2 euro, contro i 12,8 euro delle piccole.
Il Gender Pay Gap medio è del 5,6%, ma sale al 30% tra i dirigenti.
Il Gender Pay Gap in Italia, secondo il Rendiconto INPS 2024, mostra che le donne guadagnano mediamente il 20% in meno degli uomini a parità di ruolo e orario, con punte del 32,1% nelle attività finanziarie e assicurative. Il divario è più basso nei contratti part-time, ma questi – più diffusi tra le donne – contribuiscono ad aumentare la disparità annua complessiva. Nonostante ciò, il Rapporto ILO 2024-25 indica l’Italia tra i Paesi ad alto reddito con le minori disuguaglianze salariali (9,3%), contro valori ben più alti in Estonia, Paesi Bassi e Stati Uniti.
Sul fronte settoriale, i comparti più remunerativi sono i servizi finanziari (45.461 euro), utilities (34.861) e telecomunicazioni (38.950), mentre in coda restano servizi alla persona (24.916), agricoltura (25.114) e ristorazione (25.855).
Un’Italia, dunque, dove lo stipendio medio resta lontano dalle retribuzioni del Nord Europa e i divari interni – geografici, di genere e professionali – continuano a incidere profondamente sulle buste paga.