
Roma, salgono a 20 i piccoli feriti di Gaza ricoverati al Bambino Gesù

La guerra continua a lasciare cicatrici profonde sui più fragili. Ieri sera, all’aeroporto di Ciampino, sono atterrati altri tre bambini provenienti da Gaza, accompagnati dai genitori e dai fratelli. Con questi nuovi arrivi, i minori presi in carico dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù dall’inizio del conflitto salgono a 20. Nei loro occhi resta la paura della guerra che li ha costretti a fuggire dalle case e a separarsi dai parenti, ma anche la speranza di un futuro diverso.
Si tratta di due maschi, di 6 mesi e 13 anni, e di una bambina di 2 anni. Tutti presentano un quadro clinico complesso che richiederà un lungo percorso di cura. Il neonato, già sottoposto a un’amputazione, è stato ricoverato in chirurgia generale; il ragazzo di 13 anni, con trauma cranico, è stato affidato al reparto di neurologia; la bambina, affetta da celiachia e gravemente malnutrita, è stata accolta in pediatria generale.
Ad accoglierli, il responsabile del pronto soccorso Sebastian Cristaldi con la sua équipe. «Nei loro sguardi si legge la stanchezza e la paura di un viaggio lungo e doloroso, ma anche la speranza di essere finalmente al sicuro» ha raccontato il medico, sottolineando la drammaticità di curare ferite causate dalla guerra: «Vedere un bambino con un arto amputato o un trauma cranico non è come trattare una malattia, è un dolore che destabilizza chiunque».
Nonostante la fatica del viaggio, lo stato clinico dei bambini è stabile. I genitori, provati ma pieni di fiducia, hanno trovato nell’ospedale un rifugio sicuro. Cristaldi ha aggiunto che la sofferenza di questi piccoli va oltre l’aspetto fisico: «Sono bambini sani che la guerra ha strappato via dalla loro terra e dalla loro quotidianità».
Anche Tiziano Onesti, presidente del Bambino Gesù, ha voluto sottolineare l’impegno della struttura: «Ogni volta che accogliamo bambini provenienti da luoghi segnati dalla guerra, vediamo vite fragili che portano con sé dolore e speranza. La compassione non può fermarsi al sentimento ma deve trasformarsi in azione concreta. Oltre alle cure mediche, offriamo alle famiglie un posto sicuro dove respirare pace».
Con questi nuovi ingressi, l’ospedale del Papa ha accolto 20 bambini da Gaza, tutti affetti da patologie complesse. Il percorso di guarigione sarà lungo e difficile, ma i piccoli non saranno soli: accanto a loro ci sarà una comunità di medici, infermieri e volontari pronta a sostenerli con competenza e umanità.
L’impegno del Bambino Gesù rappresenta non solo un atto medico, ma anche un segno di speranza e di solidarietà concreta in un contesto segnato dalla violenza del conflitto.