
Svolta UE sulle auto – Arriva la retromarcia sul Green Deal: Von der Leyen anticipa la revisione 2035 sulle emissioni CO₂
Negli ultimi mesi si sta assistendo a un vero cambio di rotta da parte dell’Unione Europea in materia di politiche ambientali.
Quello che fino a poco tempo fa sembrava impensabile — la revisione del Green Deal — sta diventando realtà, anche grazie alla determinazione dell’Italia, sia sul piano politico che industriale.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato di voler anticipare la revisione del regolamento sulle emissioni di CO₂ per auto e furgoni entro la fine del 2025, aprendo di fatto alla possibilità di rivedere lo stop alla vendita di nuove vetture a benzina e diesel previsto per il futuro.
Già in precedenza, Bruxelles aveva introdotto una maggiore flessibilità nel calcolo delle sanzioni per i costruttori che non avessero raggiunto gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati per il 2030 (−55% per le auto, −50% per i veicoli leggeri). Tuttavia, la novità più significativa per l’Italia riguarda il riconoscimento del valore dei biocarburanti e dei carburanti a basse o zero emissioni, tra cui gli e-fuel, nell’ottica della cosiddetta “neutralità tecnologica”.
L’apertura rappresenta una vittoria diplomatica per il governo italiano, che da tempo chiedeva di non escludere i biocarburanti — un settore in cui l’Italia, grazie a Eni e ad altre realtà industriali, vanta un ruolo di primo piano. Tale decisione offre un’alternativa concreta all’elettrico e potrebbe avere ripercussioni positive sull’intera filiera automobilistica nazionale, comprese le piccole e medie imprese dell’indotto.
Un altro punto di svolta riguarda la maggiore flessibilità sugli obiettivi di decarbonizzazione: la Commissione ha introdotto nuovi margini per il taglio delle emissioni, prevedendo per il 2035 una riduzione compresa tra il 66,25% e il 72,5% rispetto ai livelli del 1990. Per il 2040, invece, si ipotizzano clausole di compensazione che permetteranno riduzioni “equivalenti” anche fuori dall’Unione, purché economicamente vantaggiose e rispettose degli standard ambientali.
“VonderLeyen conferma la “svolta” su auto ed emissioni – commenta l’esperto del settore e docente universitario Domenico Della Rosa – “Tradotto significa che dopo anni di ideologia cieca e di normative scritte nei laboratori del pensiero unico green, Bruxelles è costretta ad ammettere la realtà. L’industria automobilistica europea è in ginocchio.
Milioni di posti di lavoro, competenze, filiere e investimenti sono stati sacrificati sull’altare di una transizione mal progettata, imposta senza tecnologia, senza pragmatismo, senza visione industriale. Ora si parla di “flessibilità” sui target 2040 e di “neutralità tecnologica”. Due parole che, se pronunciate cinque anni fa, avrebbero salvato stabilimenti, marchi e territori. Oggi arrivano tardi, quando il mercato è devastato e la leadership industriale europea si è spostata altrove, tra Stati Uniti e Cina. Non si tratta di un cambio di rotta per convinzione, ma per sopravvivenza. E il vero paradosso è che ciò che era stato bollato come “negazionismo ambientale” oggi torna ad essere “buon senso economico.” Speriamo soltanto che la hashtag#cura non sia peggiore del male considerati i dottori che vogliono intervenire perché troppe volte abbiamo visto la politica europea curare con ideologia ciò che avrebbe richiesto solo buon senso e visione industriale”.