
Taglio ai vitalizi oltre 1000 Parlamentari fanno ricorso. Ecco i nomi più noti. La rabbia di Paolo Guzzanti: “E’ sacrosanto, ho dato il sangue”

Vitalizi parlamentari: oltre 1.000 ex deputati fanno ricorso contro i tagli. A sei anni dalla riforma che ha rivoluzionato il sistema dei vitalizi per gli ex parlamentari, la questione torna ad agitare le acque politiche e giudiziarie. Circa 1.300 ex deputati e senatori, molti dei quali nomi noti del panorama politico italiano, hanno presentato ricorso per ottenere il ripristino dell’assegno originario, contestando i tagli imposti dalla delibera del 2018.
La riforma prevedeva la sostituzione del vecchio sistema vitalizio con un modello contributivo, simile a quello valido per i normali lavoratori. Un passaggio che ha comportato riduzioni consistenti, in alcuni casi fino al 90% dell’importo iniziale, colpendo in particolare gli ex parlamentari più anziani, che avevano accumulato assegni rilevanti.
Il Collegio d’Appello della Camera dei Deputati ha recentemente esaminato i ricorsi, con un’udienza che si è svolta il 2 luglio a Montecitorio. Ora si attende la sentenza definitiva, che potrebbe cambiare le carte in tavola. Se il Collegio dovesse accogliere le istanze dei ricorrenti, si rischia un effetto domino che potrebbe annullare l’impianto riformatore promosso dal M5S e riaprire il dibattito sui privilegi della classe politica.
L’elenco di chi ha fatto ricorso include figure di spicco del passato politico italiano: l’ex ministro Claudio Scajola, gli ex sindaci di Napoli Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino, l’ex attrice e deputata Ilona Staller (Cicciolina), l’ex leader del movimento studentesco Mario Capanna, e diversi esponenti storici del Partito Socialista Italiano come Fabrizio Cicchitto, Claudio Martelli e Margherita Boniver. Molti di loro provengono da generazioni più recenti rispetto a coloro che, nel 2022, avevano già ottenuto una parziale vittoria legale: una sentenza aveva infatti annullato per loro gli effetti della riforma, ripristinando i vitalizi originali.
Tra i più duri oppositori del taglio c’è il giornalista ed ex parlamentare Paolo Guzzanti, che si è schierato da subito contro la delibera del 2018. Il suo assegno, oggi intorno ai 3.000 euro mensili, secondo lui rappresenta un giusto riconoscimento per anni di servizio alle istituzioni. «È un diritto sacrosanto – ha dichiarato – Ho dedicato la mia vita al Parlamento, è giusto che chi ha servito lo Stato venga rispettato».
La vicenda dei vitalizi, mai completamente archiviata, si prepara dunque a una possibile svolta clamorosa, con il rischio di rimettere in discussione anni di battaglie per la riduzione dei costi della politica e la riforma dei privilegi. L’esito del giudizio del Collegio d’Appello sarà determinante per capire se il principio del contributivo resterà in piedi o se torneranno in auge gli assegni più generosi del passato.