
Torino – “Basta Airbnb in centro”. Arriva il piano “salva-negozi” contro il moltiplicarsi dei nuovi alloggi. Le novità
A Torino cresce la preoccupazione per la progressiva scomparsa dei negozi di quartiere, sostituiti da nuovi appartamenti e, sempre più spesso, da alloggi turistici come quelli offerti su Airbnb.
Per contrastare questo fenomeno, il Comune sta preparando un piano “salva-negozi” che prevede l’introduzione di vincoli urbanistici, soprattutto nel centro storico, per impedire il cambio di destinazione d’uso dei locali commerciali e tutelare così il commercio di prossimità.
Negli ultimi anni, infatti, molte saracinesche si sono abbassate: alcuni vecchi negozi sono stati trasformati in abitazioni economiche nei quartieri popolari, mentre in centro si è assistito a una forte “turistificazione”, con la nascita di alloggi destinati ai visitatori che preferiscono dormire a pochi passi dai musei e dalle attrazioni principali. L’assessore al Commercio, Paolo Chiavarino, ha spiegato che dal 2017 gli appartamenti registrati su Airbnb sono cresciuti quasi del 50%, raggiungendo le 9.734 unità, di cui un quarto solo nel cuore della città.
Per cercare di arginare la perdita di botteghe e negozi storici, Palazzo Civico ha già messo in campo diverse iniziative: campagne di sensibilizzazione, la creazione dell’albo “Epic” per riconoscere gli esercizi di interesse collettivo, e bandi di finanziamento rivolti alle attività situate in aree più fragili, come i Distretti Urbani del Commercio (Duc) o le zone del piano Aurora-Barriera. Tuttavia, il problema persiste, anche perché il tessuto urbano e sociale di Torino è cambiato: la città è più piccola e non ha più lo stesso fabbisogno di negozi di un tempo, come sottolinea l’assessore all’Urbanistica Paolo Mazzoleni.
La nuova strategia comunale punta dunque su una collaborazione tra pianificazione urbanistica e rilancio del commercio, con l’obiettivo di fermare la trasformazione indiscriminata dei locali a piano strada in appartamenti. Non tutte le riconversioni, però, vengono considerate negative: come ricorda Tony Ledda, presidente della Commissione Commercio, se un locale è chiuso da decenni è difficile che riapra, ma è un’altra cosa quando le attività vengono costrette a chiudere per far posto a strutture turistiche.
L’intento è di proteggere soprattutto le zone più strategiche — quelle con insegne storiche, scuole, o forti flussi pedonali — e impedire che si svuotino completamente. In alcune aree sarà accettato il cambio d’uso dei locali, ma in altre verranno introdotti vincoli rigidi o perfino il divieto totale di trasformazione, per salvaguardare l’identità commerciale (e sociale) della città.