
Torino – Spara e uccide un senzatetto. Il killer confessa. Tradito dalle ricerche sul cellulare
Spara e uccide un senzatetto. Il killer confessa Il corpo di Margin Wojciechowski, un uomo senza fissa dimora di 43 anni, è stato trovato senza vita il in una baracca nei pressi del torrente Stura, nella zona del Bacchialero, non lontano dalla linea ferroviaria Torino–Ceres.
Le indagini hanno subito concentrato l’attenzione su un’automobile ripresa da una telecamera di sorveglianza: nelle immagini si vedeva un Fiat Qubo transitare accanto al ricovero nella finestra temporale compatibile con l’omicidio, elemento che ha portato i carabinieri a identificare il sospetto, Gualtiero Franchino, 63 anni, residente a Venaria.
Nel corso delle perquisizioni domiciliari i militari hanno trovato diverse armi regolarmente denunciate, fra cui un revolver Colt Python calibro .357: il tipo di arma è risultato compatibile con i bossoli e i segni rinvenuti sul corpo della vittima, circostanza che ha ulteriormente rafforzato i sospetti nei confronti di Franchino.
Sottoposto a interrogatorio dopo il sequestro dell’arma, l’uomo ha ammesso di aver sparato, ma ha sostenuto di aver agito in stato di legittima difesa. Secondo la sua ricostruzione, il suo cane sarebbe entrato nella baracca; poco dopo sarebbe spuntato un individuo armato di un grosso coltello che lo avrebbe anche colpito con un calcio. Spaventato, Franchino dice di aver esploso dei colpi per difendersi e di essersi poi allontanato precipitosamente dal luogo.
Franchino ha poi spiegato agli investigatori che frequenta un poligono di tiro e che porta con sé l’arma per proteggersi durante le passeggiate da eventuali aggressioni da parte di cani randagi o dall’incontro con cinghiali. Ha aggiunto di essersi impaurito quella sera: dopo il primo sparo la persona colpita si sarebbe comunque mossa ancora, perciò, sempre secondo lui, avrebbe svuotato il caricatore e poi è fuggito, senza verificare lo stato di salute della vittima e apprenderne l’esito solo leggendo i giornali.
Gli inquirenti, però, hanno riscontrato diversi elementi che non tornano con la versione fornita dal 63enne. L’analisi balistica e la scena del crimine indicano che i colpi sono stati esplosi in momenti distinti e non tutti dalla stessa posizione, come se l’autore avesse continuato a sparare mentre la vittima cercava di allontanarsi. Questo contrasto mette in discussione l’ipotesi di un unico atto difensivo immediato.
Un altro aspetto ritenuto sospetto è il comportamento successivo di Franchino: non ha chiamato i soccorsi né ha denunciato l’episodio, nonostante affermi di aver reagito per paura. Al contrario, a dare l’allarme è stato il proprietario di un cascinale vicino, che aveva ricevuto un ultimo messaggio dalla vittima — un testo nel quale la persona diceva di sentirsi male e di dover andare in ospedale — e ha segnalato l’accaduto alle autorità.
Infine, i carabinieri hanno esaminato il cellulare di Franchino, lasciato a casa quella sera, e vi hanno trovato ricerche che hanno aggravato i sospetti: dal cercare informazioni su come procurarsi un silenziatore fino a interrogativi sulla portata letale di un proiettile 9×21 o frasi allusive a sparare contro «mercenari». Questi elementi hanno convinto gli investigatori che la dinamica raccontata dall’indagato non corrisponde pienamente ai fatti riscontrati sulla scena.