
Toro, Urbano Cairo contro le contestazioni: “Nel Club ho messo 72 milioni di euro di tasca mia”
Durante il Festival dello Sport di Trento, organizzato da La Gazzetta dello Sport, Urbano Cairo ha ripercorso i suoi vent’anni alla guida del Torino Football Club, raccontando le difficoltà, le soddisfazioni e le prospettive future della società granata.
L’imprenditore alessandrino, ormai figura di riferimento nel panorama sportivo italiano, ha parlato con passione del suo lungo percorso da presidente, ricordando come tutto ebbe inizio nel 2005, anno della rinascita del Toro dopo il fallimento.
“Vent’anni di passione e sacrifici”
Cairo ha definito il suo bilancio personale positivo, sottolineando che questi due decenni sono stati un mix di entusiasmo e impegno costante. “Sono stati vent’anni intensi, con momenti belli e altri difficili, ma lo rifarei senza esitazione”, ha raccontato davanti a un pubblico numeroso.
Il presidente ha voluto ricordare il grande sforzo economico compiuto per sostenere la squadra: “Nel Toro ho investito 72 milioni di euro di tasca mia”, ha detto, spiegando di aver aumentato il capitale sociale del club da 200 mila euro a 10 milioni al momento del suo arrivo per consentire di costruire una squadra competitiva.
Cairo ha anche ricordato il contesto in cui rilevò il club: “Nel 2005 ho preso il Toro a campionato già iniziato, in una situazione complicata. Il calcio era costoso allora e lo è ancora oggi, ma l’ho fatto per passione”.
Pur consapevole delle critiche di una parte della tifoseria, che gli rimprovera la mancanza di ambizioni più alte, Cairo ha evidenziato che molti tifosi lo sostengono, incoraggiandolo a proseguire il suo progetto. “Ho sempre cercato di fare il meglio per il Torino, anche se non tutti lo riconoscono”, ha aggiunto.
E infatti le contestazioni continuano: la curva continua a chiedere maggiori investimenti sportivi e obiettivi più ambiziosi, alimentando un clima sempre acceso, allo stadio e fuori.