
Moda ultra-fast, l’allarme di Confindustria Moda: “Serve un intervento immediato dell’UE e del governo italiano”
Moda ultra-fast, l’allarme di Confindustria Moda: “Serve un intervento immediato dell’UE e del governo italiano”
L’esplosione della moda ultra-fast, alimentata dalle grandi piattaforme di e-commerce extraeuropee, sta diventando un fenomeno con ricadute economiche, sociali e ambientali sempre più preoccupanti. Secondo i dati diffusi da Confindustria Moda e dalle federazioni europee del tessile e dell’abbigliamento, nel 2024 sono arrivati nell’Unione europea 4,5 miliardi di pacchi provenienti da Paesi terzi, una cifra destinata a crescere ulteriormente nel 2025, come dimostrano i dati già registrati nei primi sei mesi dell’anno.
Un modello insostenibile
Le associazioni di categoria sottolineano che, a differenza delle imprese e dei commercianti europei che generano valore, occupazione e innovazione, il modello ultra-fast fashion si basa su logiche opposte: Sovrapproduzione massiccia di capi dalla durata brevissima, che incrementa i rifiuti tessili e i costi di smaltimento a carico della collettività. E ancora: pressione competitiva insostenibile sulle aziende europee, costrette a rispettare standard ambientali e sociali molto più elevati; Minaccia ai negozi tradizionali, con conseguente desertificazione dei centri urbani.
Inoltre, questo sistema economico è accusato di favorire pratiche scorrette e illegali: frodi fiscali, violazioni della proprietà intellettuale e pubblicità ingannevoli, spesso rivolte ai più giovani, che alimentano una concorrenza sleale nel mercato unico europeo.
Questo l’appello di Confindustria Moda: “Chiediamo un intervento immediato UE e del governo italiano per :
-Introdurre tariffe sui piccoli pacchi per finanziare i controlli doganali;
-Eliminare l’esenzione dai dazi doganali per le spedizioni fino a 150 €;
-Riscuotere l’IVA sulle spedizioni di moda ultra-fast;
-Non tollerare piu’ la pubblicità ingannevole sui social orientata ai più giovani;
-Accelerare le indagini in corso e applicare le sanzioni più severe previste dal Regolamento sui servizi digitali al fine di ristabilire condizioni di concorrenza leale.
I consumatori devono sapere! è un compito di noi tutti formarli ed informarli. Il rischio è quello di compiere nuovamente gli errori fatti nell’automotive e desertificare questa eccellenza italiana. Servono forza e velocità”.