
Orsini (Confindustria): “La ceramica italiana eccellenza mondiale, ma rischia di essere schiacciata da energia cara e dumping asiatico”
Orsini (Confindustria): “La ceramica italiana eccellenza mondiale, ma rischia di essere schiacciata da energia cara e dumping asiatico”
La ceramica italiana è uno dei pilastri del Made in Italy, con numeri che parlano da soli: nel 2024 il settore ha generato un fatturato di 7,5 miliardi di euro, di cui oltre 5 miliardi dall’export, pari a più dei due terzi del totale. Un comparto che conta 250 aziende e garantisce occupazione a 26mila lavoratori, rappresentando una delle eccellenze manifatturiere riconosciute a livello globale.
Eppure, oggi questa industria si trova in una situazione di forte vulnerabilità. A lanciare l’allarme è stato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che ha sottolineato due criticità ormai insostenibili: il divario nei costi energetici e il dumping aggressivo proveniente dall’Asia.
Energia troppo cara in Italia
Il primo fronte riguarda il prezzo dell’elettricità, che per le imprese italiane risulta quasi doppio rispetto a quello dei competitor tedeschi: 85 euro per MWh in Italia contro 44 euro in Germania. Una sproporzione che erode i margini e mina la competitività internazionale delle aziende ceramiche italiane.
“Soprattutto il dumping è un grosso problema. – dichara Orsini, che avverte: “Le importazioni di ceramica indiana in Europa sono aumentate del 67% nel 2023, stabili nel 2024, e tornate a crescere del 10% nel primo trimestre 2025.
Questi prodotti incorporano aiuti di Stato, dumping economico, ambientale e sociale – ma i dazi antidumping adottati dalla UE sono troppo bassi e vengono sistematicamente assorbiti.
Per questo motivo, serve agire a livello europeo e italiano per tutelare il settore:
serve disaccoppiare in bolletta il prezzo dell’elettricità ottenuta da gas rispetto a quella da fonti rinnovabili. Serve una riforma strutturale che includa il ritorno al nucleare attraverso i reattori SMR, che garantiscano elettricità costante e competitiva. E serve introdurre a livello europeo una sorta di “Denominazione di Origine” dei prodotti della ceramica
Non si può più attendere: l’Europa deve decidere con urgenza se vuole mettere l’industria al centro e puntare alla competitività e non rischiare la deindustrializzazione.
Serve un cambio di passo, un patto di responsabilità sociale tra tutti i partiti in Europa: come fu fatto a suo tempo da Draghi per salvare l’euro, oggi serve un “Whatever it Takes” anche per l’industria europea, perché abbia un futuro”.