
La Borsa di Israele è ai massimi storici, nonostante l’offensiva a Gaza – Ecco perché
Mentre il conflitto con Gaza prosegue e la tensione resta alta in Medio Oriente, la Borsa di Tel Aviv sorprende tutti e raggiunge nuovi record. Invece di fuggire, come di solito accade nei Paesi in guerra, gli investitori hanno scelto di puntare sul mercato israeliano, convinti dalla forza delle imprese locali e da un contesto economico più favorevole del previsto.
A incoraggiare il rally è stato innanzitutto il ridimensionamento del rischio geopolitico: i successi militari contro l’Iran e il contenimento di Hezbollah in Libano hanno ridotto le incertezze, spingendo sia le azioni che lo shekel, la valuta nazionale. Non meno importante il flusso di capitali: tra investimenti interni e stranieri, in pochi mesi sono entrati oltre 200 miliardi di dollari, accrescendo sensibilmente la capitalizzazione complessiva.
A trainare i listini ci pensano i settori strategici.
Difesa, cybersicurezza e semiconduttori vivono un boom di ordini e utili, con colossi come Elbit, Check Point e Nova che guidano la crescita. Sul piano macroeconomico, l’inflazione è scesa sotto il 3% e il rafforzamento dello shekel ha alimentato attese di possibili tagli dei tassi da parte della Banca centrale.
Non va sottovalutato neppure il fattore energetico: l’espansione dell’export di gas naturale, con il giacimento Leviathan e il nuovo gasdotto Nitzana, rafforza i conti esteri del Paese. E mentre il rating sovrano ha subito tagli, gli investitori distinguono la solidità delle aziende dal quadro politico, premiando l’indice MSCI Israel che mantiene valutazioni competitive rispetto ai mercati americani.