
Desertificazione commerciale in Italia: 140mila negozi chiusi in dodici anni
La desertificazione commerciale non è più una metafora, ma una realtà che avanza nelle città italiane. «Il contrario di città non è campagna, è deserto», diceva Renzo Piano, e oggi quelle parole descrivono perfettamente lo scenario che Confcommercio traccia nel suo ultimo report: interi quartieri, soprattutto nelle periferie, stanno perdendo negozi, botteghe, attività artigiane e punti di socialità, sostituiti sporadicamente da fast food, mini-market, ristoranti e bed and breakfast. A dominare, ormai, sono e-commerce, piattaforme globali come Amazon, Temu e Shein, e un turismo sempre più concentrato su formule ricettive mordi e fuggi.
Dal 2012 a oggi, 140mila attività commerciali al dettaglio hanno abbassato la saracinesca per sempre: 118mila negozi tradizionali e 23mila attività ambulanti o artigiane che si sono spostate sull’online. In dodici anni, è scomparso oltre il 21% dei punti vendita fisici e, senza interventi urgenti, si rischia di arrivare presto alla chiusura di un negozio ogni cinque. Il rischio, secondo Confcommercio, è di perdere altre 114mila imprese entro il 2035, con ripercussioni pesantissime sulla qualità della vita urbana e sulla coesione sociale.
La trasformazione delle città è evidente. Le attività di ristorazione sono aumentate del 17,1%, mentre i bar sono calati del 19,1%. In forte crescita anche B&B e case vacanza, che hanno registrato un incremento del 92,1% in dodici anni, con una nuova impennata prevista entro il 2035 (+81,9%). In parallelo, però, scompaiono librerie, negozi di giocattoli, ferramenta, attività culturali e ricreative (-34,5%) e distributori di carburante (-42,2%). Il commercio non specializzato – supermercati, discount, grandi magazzini – ha subito un crollo del 34,2%, passando da 54.800 a 36.100 punti vendita. Aumentano invece farmacie (+16,9%) e negozi specializzati in informatica e telefonia (+4,9%).
Nel frattempo, l’e-commerce esplode: le attività che lavorano principalmente online sono cresciute del 115%, segnando un cambiamento definitivo nelle abitudini dei consumatori. La spesa digitale si è estesa a quasi ogni comparto, dall’abbigliamento ai casalinghi, togliendo ulteriori margini di sopravvivenza ai negozi di vicinato.
Le città più a rischio desertificazione sono soprattutto al Nord: Ancona, Ravenna, Trieste, Novara e Reggio Emilia registrano i livelli più bassi di densità commerciale. Nel Lazio, Fiumicino è il comune più vulnerabile. Eppure la regione ospita anche una delle città con più negozi per abitanti: Frosinone. Ma tutte, anche quelle apparentemente più dinamiche, potrebbero subire un calo superiore al 25% nei prossimi dieci anni.
Confcommercio chiede un intervento strategico di rigenerazione urbana: «Senza politiche strutturate perderemo un pezzo fondamentale delle nostre città», dicono dall’associazione. La proposta è creare una cabina di regia nazionale che coordini fondi europei, Pnrr, risorse locali e regionali, concentrandosi in particolare su periferie e piccoli borghi. Tra le soluzioni indicate: rilanciare i Distretti urbani del commercio, promuovere patti territoriali tra Stato e imprese, riutilizzare i locali sfitti (oggi oltre 105mila), favorire canoni calmierati e attivare incentivi pubblici e privati.
Senza un piano, avverte Confcommercio, le città rischiano di diventare luoghi sempre più vuoti, dove anche la socialità si dissolve. Il commercio scompare, ma con esso scompaiono pezzi di comunità.