
Milano – Moda di lusso e caporalato, i racconti choc: “Lavoriamo 13 ore al giorno e ci hanno anche picchiato con un tubo”

Moda di lusso e caporalato, i racconti choc: “Lavoriamo 13 ore al giorno e ci hanno anche picchiato con un tubo”.
A Milano è emerso un nuovo caso di caporalato legato all’industria della moda di lusso, con episodi di sfruttamento e violenza all’interno di un laboratorio tessile situato a Baranzate, nella periferia milanese. Al centro dell’indagine c’è un laboratorio gestito da un imprenditore cinese, dove le condizioni di lavoro erano disumane: i dipendenti, molti dei quali irregolari, erano costretti a turni di 13 ore al giorno, dalle 9 del mattino alle 10 di sera, con solo due brevi pause per i pasti. Nessun giorno di riposo era previsto, e lo stipendio, pari a circa 1.500 euro al mese, veniva pagato in contanti.
Un sarto cinese, residente dal 2015 in un dormitorio adiacente alla fabbrica, ha denunciato l’imprenditore dopo essere stato aggredito fisicamente per aver chiesto chiarimenti sui ritardi nei pagamenti. L’uomo sarebbe stato preso a pugni e colpito con un tubo, riportando ferite tali da dover ricorrere alle cure del pronto soccorso. La sua denuncia ha dato il via a un’indagine dei carabinieri, coordinata dal pubblico ministero Paolo Storari, che ha fatto luce su una catena di subappalti opaca, riconducibile alla prestigiosa casa di moda Loro Piana, parte del gruppo francese LVMH, presieduto da Antoine Arnault.
“Procedimenti, scrivono i giudici – come si legge sul sito Il Giorno – ” poi “tutti conclusi positivamente con la revoca della misura”, dopo percorsi virtuosi di bonifica. L’ultimo caso, ancora aperto, quello di Valentino Bags Lab srl. Loro Piana, secondo la Sezione misure di prevenzione del Tribunale, “non ha effettivamente controllato la catena produttiva”, né messo a punto “una struttura organizzativa adeguata a impedire il sorgere e consolidarsi di rapporti commerciali con soggetti operanti in regime di sfruttamento dei lavoratori”. Non episodi isolati ma “un sistema che ha l’obiettivo dell’abbattimento dei costi e della massimizzazione dei profitti perpetrato nel tempo”. La griffe ha fatto sapere di essere “venuta a conoscenza di questa situazione (la presenza di subfornitori non dichiarati, ndr) il 20 maggio e, di conseguenza, ha interrotto ogni rapporto con il fornitore coinvolto in meno di 24 ore”. Ed esprime “la totale disponibilità a collaborare con le autorità”. Le giacche in cashmere vengono vendute nelle boutique Loro Piana a un prezzo che oscilla tra 1000 e 3000 euro, quindi con un “ricarico” per il brand, ricostruito attraverso documenti e testimonianze, tra i 1000 e i 2000 euro a capo. “Io pagavo alle società cinesi 80 euro al pezzo se non facevano il taglio, 86 euro con il taglio – ha spiegato ai carabinieri la titolare italiana di una società intermediaria di Nova Milanese –. I volumi di produzione erano di circa 6000/7000 capi l’anno, anche se nell’ultima stagione, primavera estate 2025, era diminuita di circa 2000 capi”.