
“Così Francia e Germania hanno distrutto l’Europa industriale”: parla l’analista economico:
Il nodo centrale della crisi industriale europea non viene mai affrontato apertamente: Francia e Germania avrebbero manipolato i loro conti pubblici per anni, adottando espedienti contabili che consentivano di apparire rispettosi delle regole mentre accumulavano debiti nascosti. Attraverso l’uso di capitoli fuori bilancio, strumenti straordinari e fondi speciali, Berlino e Parigi avrebbero aggirato i vincoli che invece imponevano con durezza ad altri Paesi, in particolare all’Italia.
Se si guardano i dati ufficiali, la Francia registra un debito pari al 110,6% del PIL, ma se si includono le voci non contabilizzate si supera il 125%. La Germania, spesso descritta come modello di virtù con un debito al 64,8%, in realtà sfiora il 75% se si considerano i cosiddetti Sondervermögen, cioè fondi eccezionali come quello da 100 miliardi per le spese militari o quello da 200 miliardi destinato a sostenere le imprese. Dunque, i due Paesi che hanno costruito l’impalcatura di Bruxelles sul rigore finanziario hanno praticato deroghe e scorciatoie.
“Il risultato – spiega l’analista economico Marco Pugliese – “è un’Europa industriale svuotata. La Francia ha visto l’industria scendere sotto il 10% del PIL e perso 1,7 milioni di posti in vent’anni; la Germania, un tempo locomotiva, ha perso competitività: la manifattura è scesa dal 23% del 2000 al 18,3% nel 2023. L’automotive tedesco ha perso un quinto della produzione in tre anni, mentre Stellantis ha spostato gli impianti fuori Parigi. Un continente che dipende da altri (Cina, Russia ed USA), con una leadership distaccata dalla realtà, impegnata in dichiarazioni spesso fuori contesto e fumose. Nel mentre il valore dell’euro è crollato e le economie del “mercato unico” collassano, visto che essendo diverse non andavano unite con una moneta unica, prima di questo passaggio andavano portate tutte allo stesso livello. Insomma un disastro annunciato. Eppure – aggiunge Pugliese – “proprio Parigi e Berlino dettano ancora la linea: Green Deal improvvisato, Patto di Stabilità mai rispettato in casa ma imposto agli altri, difesa comune proclamata ma affidata agli F-35 americani. Una sequenza di errori che ha accelerato la deindustrializzazione.
Resta impressa l’immagine di Sarkozy e Merkel che, nel 2011, ridacchiavano alla domanda sulla credibilità dell’Italia. Oggi quegli stessi Paesi galleggiano su contabilità creative e crescita zero. I risolini si sono trasformati in macerie: l’Europa, piegata dalle loro illusioni, non ride più. Anzi piange, sulle fabbriche chiuse. Assordante anche il silenzio dei nostri media, occupati nel 2011 a demolire l’Italia (e i risparmi dei cittadini) ed oggi muti dinanzi ad azioni nefaste. L’ipocrisia è imbarazzante, soprattutto quando alla volpe di chiede di gestire la sicurezza del pollaio appena razziato…”