
Ecco dove si curano i pazienti più complessi in Italia: il Mauriziano è tra i 21 super ospedali del Paese

Tecnologie avanzate, équipe multidisciplinari, terapie d’avanguardia e una capacità sempre maggiore di attrarre pazienti da tutta Italia: è questo il profilo dei 21 ospedali d’eccellenza individuati dal Rapporto 2025 sull’attività di ricovero ospedaliero, redatto dal Ministero della Salute sui dati 2023 delle schede di dimissione ospedaliera.
Solo due strutture piemontesi compaiono nell’elenco nazionale: tra queste, spicca l’Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino, con un punteggio di 32,5. Il nosocomio si distingue per la gestione di casi clinici ad alta complessità e per un crescente flusso di pazienti extra-regione, confermandosi punto di riferimento non solo per il Piemonte ma per l’intero Nord-Ovest.
«Un riconoscimento prestigioso che valorizza la tradizione e l’innovazione del nostro ospedale», ha commentato Franca Dall’Occo, direttrice generale del Mauriziano. Lo storico ospedale torinese – il più antico della città – ha infatti saputo affiancare all’esperienza clinica una forte spinta organizzativa e tecnologica. I numeri parlano chiaro: +24% di ricoveri ordinari extra-regione, +37% nei ricoveri diurni e un balzo del 47% nelle prestazioni ambulatoriali rispetto al 2020.
Il Ministero della Salute ha valutato le strutture secondo due criteri: la complessità clinica dei pazienti trattati e la capacità di attrarre pazienti da altre regioni. In cima alla graduatoria figurano ospedali lombardi come il Galeazzi e l’Humanitas di Rozzano, seguiti da realtà di Bologna, Verona, Roma e Pisa. Il divario geografico resta netto: 12 super ospedali al Nord, 7 al Centro e solo 2 al Sud. Una frattura che si traduce in un’emigrazione sanitaria del valore di quasi 3 miliardi di euro nel solo 2023.
Per colmare il gap, il Ministero ha annunciato l’intenzione di costruire una rete nazionale di ospedali di riferimento, dotata di finanziamenti mirati, personale specializzato e tecnologie all’avanguardia. L’obiettivo: portare l’eccellenza anche dove oggi è carente, riducendo i cosiddetti “viaggi della speranza” e riequilibrando l’accesso alle cure in tutto il Paese.