
“La Decarbonizzazione entro il 2035 non ha più fondamento. L’Italia faccia una revisione profonda su queste scelte”
Il dibattito sul Green Deal europeo si fa sempre più acceso. Persino una figura notoriamente prudente e poco incline a dichiarazioni polemiche come Mario Draghi ha segnalato che gli obiettivi fissati da Bruxelles per la decarbonizzazione entro il 2035 si basano su ipotesi che oggi non hanno più fondamento. Questo, per molti osservatori, è il segnale che non si tratta più di un piano industriale pragmatico, ma di un’impostazione di tipo quasi ideologico.
Secondo più opinioni critiche, l’Unione europea continua a imporre regole rigide e teoriche, senza considerare gli effetti sull’economia reale: fabbriche costrette a chiudere, lavoratori in difficoltà e settori strategici messi a rischio, mentre concorrenti come Stati Uniti e Cina adottano approcci molto meno vincolanti, proteggendo al contempo la propria industria.
“Guardiamo in faccia la realtà – scrive Domenico De Rosa, imprenditore nella Logistica ed esperto del settore – “Se persino MarioDraghi, uno degli uomini più prudenti e misurati, denuncia che le regole europee sulla decarbonizzazione al 2035 si basano su presupposti ormai superati, significa che siamo di fronte a un dogma ideologico più che a una strategia industriale. L’Unione Europea continua a imporre diktat astratti, mentre le nostre fabbriche chiudono, i lavoratori perdono certezze e la concorrenza globale (USA e Cina) corre con regole completamente diverse. Non possiamo accettare di sacrificare la nostra manifattura, l’automotive, la logistica e l’intera catena del valore sull’altare di una burocrazia cieca.
Il Green Deal così concepito non è sostenibilità: è suicidio industriale.
È tempo che l’Italia pretenda una revisione profonda di queste scelte. Non con timide richieste, ma con coraggio e visione. Altrimenti rischiamo di restare senza imprese e senza futuro”.